Le diverse versioni differiscono tra loro, difficile sapere quale sia quella più vicina alla realtà dei fatti. Questa sera, ti racconterò quella che mi è stata narrata da mia nonna a sua volta, tramandata da generazione in generazione.
Grande era la sua sensibilità : anche solo uno sguardo poteva ferirla. Non v'era giorno in cui non tornasse, al suo focolare, con le ali spezzate.
Ogni sera, al lume di candela, sua madre ricuciva con cura e dedizione tutte le sue ferite. Aggiungendo dolci parole riconfortanti ad ogni suo singhiozzo. Con ogni bacio riparatore, la calma e la speranza tornavano ad alleggiare nella sua piccola creatura dal cuore puro.
Ma l'anziana signora era sempre più preoccupata. Consapevole che non avrebbe potuto vivere in eterno per alleviare le ferite di sua figlia. lI suo pensiero si rivolgeva al futuro con profonda inquietudine.
Forse il mondo non era ancora pronto ad accogliere un essere così puro e sincero.
La bambina intanto cresceva e diventava ogni giorno più graziosa. Tanti erano gli occhi che si posavano su di lei chi di invidia chi di desiderio. Ma nessuno si attardava a cercar di conoscere la profondità del suo cuore, o a conversare con lei e tanto meno a chiederle se desiderava un'amicizia sincera.Si sentiva molto sola e si convinse che il problema veniva da lei. Così, ogni giorno, si adoperava con molta energia, ad essere gentile con le persone che incrociava e ad aiutare chi aveva evidentemente bisogno di una mano. Era alla disperata ricerca di contatto con gli altri, e non aveva trovato altro mezzo che il mettersi a disposizione degli altri.
Ma le persone si sentivano aggredite dalla sua bontà d'animo. Non potevano credere che qualcuno che veniva così fortemente respinto e persino maltrattato, potesse essere gentile senza nessuno scopo. "Il maligno si nasconde dietro le sue azioni benevoli, non fidatevi !" pensavano gli abitanti del villaggio, e non si nascondevano per esprimerlo.
I bambini venivano educati a starle alla larga e a fare le linguacce quando la vedevano passare. Le donne si voltavano dall'altra parte con fare altezzoso, ignorandola e escludendola dalla comunità innalzando un muro di riluttanza che la piccola fanciulla non ha mai osato scavalcare. Gli uomini ammiccavano da sotto i larghi cappelli, perché era un incanto per gli occhi, non lo si poteva negare, ma nello stesso tempo le lanciavano insulti e urla per allontanarla come si scaccia un cane randagio.
Fin che un giorno, sua madre morì e lei si ritrovò definitivamente da sola a badare a se stessa e a spalmare balsamo sulle sue ferite. È in quel periodo che si creò un mondo di fantasia, nel quale era amata e benvoluta da tutti. Circondata da amici e persone che le volevano bene. Avvolte la si poteva vedere che parlava da sola, tanto era immersa nel rifugio segreto del suo mondo immaginario. Ma lei aveva imparato a non dare troppa importanza a quel che gli altri pensavano o dicevano di lei.Sembrava sempre più estranea a quel villaggio. Tanto che la si vedeva solo raramente : per delle compere al mercato alle prime luci del mattino, quando i mercanti non avevano ancora finito di allestire i loro tavoli, o per la raccolta di legna da ardere la sera, prima dell'imbrunire, alla radura del bosco.
La vita proseguì tranquilla, senza troppi screzi, finché non arrivò in quel villaggio, un forestiere in cerca di lavoro. Il paesino da cui proveniva, era stato raso al suolo da un terribile incendio, scoppiato in piena notte. Pochi erano i sopravvissuti, e tutti erano emigrati in cerca di un futuro.
Era un giovane ragazzo, di bell'aspetto, sano e forte. Volenteroso e estremamente ben ducato non fu difficile per lui integrarsi e fare amicizia con la comunità che lo accolse calorosamente e si mise a disposizione per offrirgli vitto e alloggio in cambio di lavori pesanti.
Il ragazzo era davvero buono, e non nascondeva secondi fini dietro la sua disponibilità. Aveva sofferto tanto la perdita dei suoi cari che non voleva altro che ricrearsi una famiglia e una cerchia di veri amici.
Un giorno, mentre spaccava legna per il curato, vide passare la fanciulla tanto temuta dal resto della comunità. Lei, lo sguardo basso, camminava con un passo veloce.Incuriosito da questo essere lunare che non aveva ancora mai incontrato, gli lanciò un saluto, levandosi il cappello. Ma lei accelerò il passo senza voltarsi.
In questo modo, inconsapevolmente, attizzò la curiosità del giovane che abbandonò l'ascia per seguirla sul sentiero che portava nel folto del bosco. La implorò di fermarsi, ma più lui la chiamava e più lei accelerava.
Ormai stavano correndo l'uno dietro all'altra. Il cuore di lei batteva all'impazzata, era entrata nel bosco presa dal panico, correndo senza sapere dove stava andando, si era persa ma non aveva la calma necessaria per fermarsi e dialogare con il suo inseguitore.
Il ragazzo l'aveva quasi raggiunta, quando una freccia gli trafisse il petto e cadde con un gemito.
La ragazza si voltò. Sconvolta si fermò a guardarlo tutta ansimante. Vedendolo a terra ormai reso innocuo, ebbe subito una profonda compassione per lui.
Si avvicinò e gli si sedette accanto. Timidamente con una mano tremante gli accarezzo i capelli e li scostò dalla fronte sudata. Lo adagiò sulle sue ginocchia e se lo strinse tra le braccia.
Il ragazzo non diceva nulla, ma il suo sguardo colmo di meraviglia luccicava di gentilezza e bontà d'animo. Restarono a lungo gli occhi negli occhi, senza parlare. Non serviva, le loro anime si capivano e attraverso quello scambio di occhiate avevano sigillato un patto di fratellanza.La giovane fanciulla sentì la disperazione traboccarle dal cuore e sgorgarle dagli occhi. Quell'anima che stringeva a se era simile alla sua e avrebbero potuto essere amici, se solo...
Con un gesto secco e meccanico, strappò la freccia dal petto del ragazzo e la spezzo prima di gettarla lontano. Il sangue riprese a sgorgare copiosamente, dalla ferita. Si tolse il mantello e glielo mise addosso, cercando di arginarla. Ma il ragazzo dopo un susseguirsi di singhiozzi spirò tra le sue braccia, lo sguardo immerso nel suo.
Malgrado il freddo della sera la stesse avvolgendo, non riusciva ad abbandonarlo, in quel bosco così fitto. Gli restò accanto, piangendo sul terribile destino che li aveva colti, immobile senza sapere quale sarebbe stata la cosa giusta da fare.
Passarono ore mentre lentamente scese una notte buia e senza luna, quando un gruppo di cacciatori, rientrando dalla loro battuta, le braccia colme di bottini ancora sanguinanti, videro la scena del ragazzo morto in grembo alla ragazza.
Non cercarono di indagare sull'accaduto. Scesero subito alla conclusione che era stata lei : "Quella strega ha operato per ordine del demonio. Ha ucciso quel ragazzo così gentile e servibile, sempre pronto ad aiutare senza mai chiedere niente di più che una scodella di zuppa calda e un tozzo di pane. La pagherà cara !"
La circondarono, e le puntarono le loro freccia e le loro lance addosso. La costrinsero ad alzarsi e a staccarsi dal ragazzo che rimase a terra. Lei piangeva e singhiozzava, presa sia dal dolore della perdita che dal terrore di quel che stava accadendo, non riusciva a dire nulla.
"Guardate le sue lacrime di coccodrillo ! Prima si è nutrita dell'anima di questo povero ragazzo e ora piange per aver esaurito la sua preda ! Portiamola al villaggio, lì verrà messa al rogo come si meritano le streghe !"
Tenendosi a prudente distanza, senza mai toccarla per paura di soccombere a un suo malefico incantesimo, la scortarono fino alla piazza grande, dove ormai la voce dell'accaduto si era già sparsa e non regnava più nessun dubbio sul coinvolgimento della ragazza, vista fuggire di corsa inseguita dal ragazzo che doveva già essere sotto il suo terribile incantesimo.
La legarono a un palo, al centro della piazza grande, in modo che tutti potevano assistere alla condanna. Caricarono abbondante legna e paglia, hai suoi piedi, pronti ad accendere un bel falò.
Una commissione di anziani si riunì per parlare dell'accaduto, mentre nel bosco, il corpo senza vita del ragazzo veniva divorato dai lupi e altre creature selvatiche, cancellando qualsiasi traccia dell'incidente che era accaduto.
La riunione durò tutta la notte, al termine della quale decisero di andare a recuperare e auscultare il corpo del defunto. Ma al loro arrivo sul luogo del delitto, con la loro più grande sorpresa, non ne rimaneva che una carcassa minuziosamente ripulita. Le ossa bianche contrastavano con l'oscurità della selva, in un atmosfera surreale, tanto che lo considerarono un segno del maligno, il residuo dell'incantesimo lanciato dalla ragazza.
Lasciarono l'oscurità del bosco per rinchiudersi nuovamente nella sala grande e deliberare sulla sorte da riservare a quella strega che da sempre non aveva fatto altro che portare disagi alla popolazione.
Quando ne uscirono, il presidente, nonché il più anziano della commissione, teneva tra le sue mani una pergamena che porse alla fanciulla stremata da una notte passata legata al palo, in mezzo al freddo della piazza.
Si rivolse a lei con tono perentorio : "Strega, riconosci per la salvezza della tua anima, di aver stretto un patto col maligno e aver succhiato l'essenza di quel povero ragazzo ?!"Nel udire quelle parole la ragazza sollevò il capo, con uno sguardo implorante, cercò nella folla un viso amico, compassionevole. Rimase in silenzio non riuscendo a capire quel che stava accadendo esattamente. Nessuno ebbe pietà di lei. Nessuno ricambiò la sua supplica con uno sguardo di compassione. Nessuno prese le sue difese.
L'anziano ripeté la domanda alzando il tono della voce. A questo punto la ragazza lo guardò fisso negli occhi e comprese che qualsiasi fosse stata la sua risposta non sarebbe sfuggita al terribile destino del rogo.
In un bagliore i pensieri si accalcarono nella sua mente : il crepitare del fuoco nel camino che riscaldava le fredde sere d'inverno; le dolci e riconfortanti carezze di sua madre, le uniche che sapevano consolarla e riportarle il sorriso; il calore del sole d'estate sulla sua pelle e i colori che dipingevano il cielo di meravigliose sfumature al tramonto; l'intensità dello sguardo del ragazzo di cui non conosceva nemmeno il nome, ma che morì tra sue braccia, il riconoscersi delle loro anime; l'acqua gelida e rinvigorente del ruscello che scorre ad ogni stagione con una diversa melodia; il profumo della primavera che risveglia tutte le creature dal lungo letargo dell'inverno...
Questi ricordi, tanto intensi da risentirne le sensazioni, le ridiedero vigore e le colmarono il cuore in un lampo di beatitudine. Non le importava più di cosa le avrebbero fatto, nessuno poteva toglierle la certezza di far parte di un tutto più grande di qualsiasi essere umano. Sentiva la speranza che una vita migliore poteva esistere dopo la morte, invadere tutto il suo essere.
Infine prese la parola e rispose : "Non importa quel che ho fatto o non ho fatto. Quel che conta è solo ciò che avete intrecciato all'arazzo della vostra realtà. Non sarete mai in grado di vedere oltre alle vostre paure e i vostri pregiudizi. Bruciatemi come una strega o come un'inconfessa, ma nessuno di voi potrà mai togliermi la consapevolezza di chi sono io e di chi siete voi !"
Un urlo di clamore si alzò dalla folla. I membri della commissione, con un leggero imbarazzo seppur colmi di convinzione risposero : "Ti bruceremo come una strega quale tu sei ! Ti bruceremo per rendere giustizia all'anima di quel povero ragazzo che hai saccheggiato. Ti bruciamo in nome di Dio, perché tu possa ripulirti dai tuoi peccati e rinascere a nuova vita all'inferno ! Ti bruciamo per carità nei tuoi confronti, è bene che tu lo sappia !"
Con queste parole, accesero il fuoco sotto i suoi piedi. Un fuoco che bruciò per tre giorni e tre notti senza tregua, lasciando solo ceneri che vennero sparpagliate ai quattro cardini del villaggio.Mentre il corpo della ragazza bruciava, la sua anima volava in cielo e scelse la luna, suo astro prediletto per continuare a vegliare sulle anime sensibili.
Si dice che i quattro elementi : il fuoco, l'acqua, l'aria e la terra si siano uniti per ridarle un corpo. Ed è così che se guardi attentamente la luna, puoi vedere il suo volto, candido e amorevole che veglia sulle creature più sensibili della terra."
- “E quando la luna in cielo non c’è?!”
-“Quelle notti è bene per le anime sensibili, ritirarsi dentro di se, fin tanto che la luna non riapparirà”.
- "Nonna, non mi hai detto il suo nome ?!"
- "Il suo nome è Mahtab, luce della luna. Ora dormi bambina mia e fai bei sogni, che Mahtab veglia su di noi !"
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