I concetti base dell'Ayurveda

I miei figli sono tutti partiti in campeggio con gli scout... ho finalmente un po' di tempo per me ! E mi è venuta voglia di parlarvi di Ayurveda. È da molto che lo volevo fare e diversi lettori me lo hanno chiesto... così ho colto l'occasione e inizio a raccontarvi di  alcuni termini e concetti chiave dell'Ayurveda che è necessario spiegare bene in modo da costituire una base di conoscenze che permetterà di carpirne tutta la raffinatezza.


I cinque elementi

    L'Ayurveda è fondata sulla teoria delle cinque Energie, o cinque Elementi : i Pancha (cinque) maha (grande) bhuta (elementi). Che sono :

  • l'Etere,
  • l'Aria
  • il Fuoco
  • l'Acqua
  • la Terra.

    Questi cinque Elementi, anche se hanno un legame con la materia che conosciamo nella natura (l'acqua dei fiumi, la terra del giardino, etc...), sono piuttosto dei concetti energetici, che racchiudono nozioni più larghe, situate a monte della realtà fisica o fisiologica.

    Secondo Albert Einstein, tutto è energia. La massa può trasformarsi in energia e vice versa, secondo la famosa equazione E=mc² in cui E è l'energia, m sta per la massa e c per la velocità della luce. L'Ayurveda, da secoli dice che tutto è energia, un'energia che si manifesta sotto diverse forme, dalla più sottile a quella più concreta.

    L'energia si manifesta in primo luogo sotto forma eterica. È l'energia dello spazio, del cosmo o Akasha, l'Etere.

    In seguito si condensa, sempre rimanendo invisibile, e diventa l'energia dispera dell'Elemento Aria o Vayu, lo stato gassoso. Vayu contiene ⅟₅ di Akasha e ⅘ dell'Elemento Aria

    Condensandosi maggiormente, diventa l'Energia del Fuoco, Agni o Tejas. Questa è l'energia della luce, ascendente, visibile ma intangibile. Agni è composto da ⅟₅ di Vayu e da ⅘ di Fuoco

    Alla tappa successiva arriva il concetto dell'Elemento Acqua, Apas o Jala. L'energia è quindi liquida, fluida; si vede, si può toccare, ma non ha ancora una sua propria forma, assume la forma di ciò che la contiene. Rimane morbida, scorre dall'alto verso il basso. Jala contiene ⅟₅ di Agni e ⅘ di Acqua.

    All'ultimo stadio, troviamo l'Elemento Terra o Prithvi, che è la materia, la solidità, la stabilità, la struttura e la forma, la rigidità. È anche l'immobilità, l'inerzia o l'energia potenziale. Prithvi contiene ⅟₅ di Jala e ⅘ di Terra.

    Il corpo, la Terra e tutto l'Universo intero funzionano a partire dalla stessa energia. Per l'Ayurveda, l'energia che fa muovere tutta una galassia è la stessa di quella che si scatena per far sbocciare un fiore nel deserto. Ecco perché le energie che governano il macrocosmo sono identiche a quelle all'opera nel microcosmo. L'essere umano è un microcosmo della Natura. In questo modo, i cinque Elementi di base governano sia il cosmo sia il corpo umano. È l'unità e l'armonia tra questi cinque Elementi, la loro interpenetrazione profonda e la loro comunicazione costante che fanno l'Ayurveda : La vita in movimento.

    Gli Elementi possono essere descritti da vari qualificativi. Tenerli a mente ci aiuterà a capire i concetti dell'Ayurveda.


Akasha, l'Ètere

    Akasha è come un vuoto apparente, come lo spazio tra i pianeti o tra le cellule. È trasparente, leggero, libero, in movimento. Chiaro e fresco. È fuori dal tempo, impalpabile, sottile; non oppone nessuna resistenza. non ha limiti definiti, è espansivo, cioè si diffonde ovunque. È onnipresente. È l'elemento più difficile da descrivere perché non esistono facili confronti.


Vayu, l'Aria

    Vayu è mobile, dinamico, rugoso, secco, in movimento, erosivo, vibrante, chiaro, traparente, sottile (ma meno dell'Etere). Vayu è fresco (nel senso energetico, non nel senso della temperatura - l'aria, in quanto elemento naturale potrebbe essere glaciale o caldo). È leggermente palpabile (come il vento) e può essere contenuto tra dei limiti, come un gas in una bottiglia. È l'aria del nostro corpo (polmoni), ma anche l'aria nelle galassie. Assomiglia vagamente a un vento, anche se questo confronto resta approssimativo.


Agni, il Fuoco

    Agni è una natura calda. È acuto, secco, raggiante, intenso, penetrante, luminoso, leggero, brillante, radiante, fugace e dinamico, come una fiamma nel camino. Il suo movimento va verso l'alto. Ha la capacità di trasformare (stato della materia, cottura, metabolismo, etc...), ma manche di distruggere se è in eccesso.


Jala, l'Acqua

    Jala è caraterizzata dalla sua fluidità, liquidità. Il suo movimento va verso il basso. È sfuggente e adattabile (la sua forma si adatta al suo contenitore). Jala è di natura fresca (indipendentemente dalla sua temperatura in quanto elemento naturale). È umida, pesante. Sembra tonda, tenera, dolce. Agisce sia come solvente che come agente di coesione. Ha un'azione nei processi di capillarità. A seconda delle circostanze, e associata ad altri Elementi, può essere anche affilata e dura (proiettata a grande velocità), scura o chiara (come l'acqua di una laguna o di una cascata). La sua velocità è variabile (stagnante come una palude o vivace come un ruscello).


Prithvi, la Terra

    Prithvi è pesante, solida, fredda, fissa, rigida, stabile, dura, statica, lenta, grossolana, densa. È resistente, dona forma alle cose. È l'Elemento che ha il maggior numero di limiti esterni. È il lato più tangibile e concreto.


I tre Dosha : Vata, Pitta, Kapha


Dosha e Elementi

    L'Ayurveda associa i cinque Elementi - Etere, Aria, Fuoco, Acqua, Terra - due a due per creare tre dosha :

  • Vata
  • Pitta
  • Kapha.     
    In questo modo i dosha sono i tre concetti di Energia, i tre concetti della Natura, ma anche i tre concetti della nostra propria natura, della nostra trama di base. 

    Vengono avvolte chiamati "umori", ciò che ci riporta agli umori secondo Hippocrate o alla nozione di "Terreno". Questo riferimento può aiutarci ad approcciare il concetto di dosha, anche se non è propriamente la stessa cosa. Questi termini sono utilizzati per descrivere la costituzione dell'essere umano, ma anche per parlare dell'alimentazione e per descrivere tutto l'ambiente dell'uomo.

    Ognuno di noi possiede in se i cinque Elementi, in proporzioni diverse. Sono proprio queste proporzioni che indicheranno le nostre tendenze, la nostra natura profonda, Vata, Pitta o Kapha.

    Quando l'Elemento Etere è associato all'Aria, parliamo del dosha Vata (Aria maggioritaria).

    Quando l'Elemento Fuoco è associato all'Acqua, parliamo del dosha Pitta (Fuoco maggioritario).

    Quando la Terra è associata all'Acqua, parliamo del dosha Kapha (Terra maggioritaria).


Le caratteristiche dei Dosha

    Se riprendiamo le caratteristiche degli Elementi visti poco prima e li combiniamo tra loro, ne deduciamo le caratteristiche composte dei Dosha.

Vata

    Vata è associato al movimento. È l'energia che fa muovere, camminare, eliminare, parlare. È lui che da velocità e movimento. Vata si sposta nel corpo. Governa il sistema nervoso e "da gli ordini".

    Quando l'energia Vata è in difetto, tutto si ferma, diventa stagnante e le eliminazioni non avvengono più. Nel corpo, Vata permette a l'influsso nervoso e ai fluidi di circolare (sangue, linfa, etc...). Permette l'eliminazione, l'espulsione (degli scarti metabolici, ma anche del bebè al momento del parto).

    Nalla natura Vata, l'Elemento Aria è predominante. La persona è aerea, ha sempre voglia di muoversi (lo sguardo, le mani, etc...), ha un'immaginazione traboccante, fa molti sogni. Può essere volatile, irregolare nei suoi ritmi e nelle proprie azioni, può aver tendenze a esagerare e a parlare molto.

    Sul piano fisico, una persona Vata avrà le caratteristiche associate degli elementi che la compongono, come la secchezza (pelle secca, screpolature, costipazione), la leggerezza (corpo generalmente magro), la rugosità (articolazioni che scricchiolano).

Pitta

    Pitta è associato alla trasformazione. È caldo, corrosivo, leggero ma con un odore forte. È scivoloso e liquido. Nella natura Pitta, l'intelligenza è acuta, la personalità Pitta ama la musica e le arti, è calorosa, generosa e sa far prova di comprensione. È energica, entusiasta. Può tuttavia serbare rancore, essere suscettibile, gelosa, e collerica se Pitta è in eccesso.

    Dal punto di vista fisico, il metabolismo Pitta è potente; possono esserci sensazioni di calore ma anche delle infiammazioni. Pitta è associato alla pelle e alla vista.

Kapha

    Kapha è associato alla struttura. È viscoso, freddo, pesante, lento, molto liscio e appiccicoso al tatto.

    Nella natura Kapha il corpo fisico ha gli angoli arrotondati; ama la stabilità, l'immobilità che tende alla pigrizia. Una persona di tipo Kapha saprà far prova d'Amore, di compassione, di stabilità, di fedeltà e di rispetto del prossimo. Sul piano fisico, Kapha permette l'assimilazione e il flusso.


    Vata, Pitta e Kapha ve li ho descritti in modo succinto per un primo approccio. In realtà ogni dosha possiede cinque sotto categorie (subdosha), ma i dettagli e la complessità aumenterebbero. Per questo motivo ho deciso per il momento di astenermi dall'aggiungere troppi termini e concetti. Approfondirò sicuramente in un altro post... se vi va !


Localizzazione e azione dei dosha nel corpo

    Ogni dosha ha una sua "sede sociale", un sito prioritario nel corpo.

  • Vata ha la sua sede principalmente nell'intestino crasso (colon, retto), la milza e lo scheletro. Agisce nella parte bassa del corpo (gambe, pelvi...).
  • Pitta ha la sua sede principale nel sistema digerente, la valvola ileocecale, il piloro, il sistema circolatorio, il sangue, la linfa, le cellule, il sudore. Agisce nella parte mediana del corpo.
  • Kapha ha la sua sede principale nell'apparato respiratorio, nello stomaco, il sistema linfatico, la testa, le articolazioni, il collo, i tessuti adiposi, il muco e le sierosità. Agisce nella parte alta del corpo e nel petto.

    In maniera semplificata, dal momento in cui appare un malfunzionamento nell'organismo, possiamo affermare che è il risultato di uno squilibrio di un dosha; in questo modo, per esempio, un dolore è legato allo squilibrio di Vata, il calore (febbre) è in relazione con uno squilibrio di Pitta, un prurito invece è dovuto a uno squilibrio di Kapha.

    Ci sono due metodi semplici per riequilibrare i dosha:

  • il primo consiste nel calmare, placare (per esempio, nel caso di problemi digestivi, assorbiremo qualcosa per migliorare la digestione).
  • Il secondo consiste nella purificazione, che dev'essere sufficientemente efficace per poter eliminare il dosha in eccesso nel corpo (digiuno o purificazione attraverso il panchakarma).

La costituzione : Prakruti e Vikruti

    

    Per migliorare la nostra vita, l'Ayurveda ci invita a comprendere la nostra natura profonda. Come abbiamo potuto vedere, ciascun individuo possiede una costituzione che lo caratterizza, con diverse combinazioni tra Vata, Pitta e Kapha. Senza pertanto riuscire a quantificarli con esattezza, possiamo individuare in una persona quali sono i parametri dominanti che lo definiscono.

    Esistono otto costituzioni. In primo luogo ci sono quelle semplici in cui Vata è dominante, quella in cui Pitta è dominante e quella in cui è Kapha ad essere dominante. Ma avvolte, non è possibile determinare quale dosha è dominante. La costituzione può quindi essere : 

  • Vata-Pitta
  • Vata-Kapha
  • Pitta-Kapha
  • Pitta-Vata-Kapha
    La costituzione più rara di tutte è quella in cui Vata, Pitta e Kapha sono presenti in proporzioni equivalenti.

    Per un essere umano si tiene conto di due aspetti :

  • in primo luogo la costituzione di base dell'individuo, la proporzione dei dosha che ha acquisito alla nascita, nozione che potremmo assimilare a quella del "terreno", a una forma di eredità, un insieme di caratteristiche di base. Questa natura non è mutevole. Si chiama Pakruti. La Pakruti è determinata in parte dai genitori al momento della concezione.
  • In seguito si devono considerare l'influenza di un certo numero di criteri, di parametri esterni (clima, stile di vita) e interni (alimentazione, igiene di vita, emozioni, etc...) e di variazioni (stagioni, età, eventi, etc...) a un certo punto dell'esistenza. In fatti, l'essere umano è continuamente in contatto con i cinque Elementi dell'Universo. Ogni volta che mangiamo, introduciamo una certa proporzione di questi Elementi nel nostro corpo; ogni qual volta che ascoltiamo qualcuno, che leggiamo qualcosa, certi Elementi vengono captati e assorbiti. Tuttavia, questo contatto è in evoluzione costante. In questo modo, lo scambio, il contatto e la fusione del nostro essere con l'ambiente modifica la proporzione degli Elementi e per conseguenza dei dosha nel nostro corpo; per esempio, l'umidità della natura aumenta kapha in noi, o ancora, se le persone che frequentiamo quotidianità sono a maggioranza colleriche (elemento Fuoco), ciò avrà un'influenza sul nostro Pitta. Questa influenza modifica (aumenta o diminuisce) Vata, Pitta e Kapha, alterando la percentuale dei dosha ricevuti alla nostra nascita. Questo cambiamento, questa differenza si chiama Vikruti.
    
L'Ayurveda può aiutarci ad adattarci a questi parametri variabili; certi possono essere modificati (l'alimentazione), altri ci sono imposti (clima), ma ci si può sempre adattare con delle misure correttive, entro un certo limite. Se lo squilibrio è troppo importante, la via è aperta alla malattia.

    Le nozioni di Pakruti e di Vikruti sono molto utilizzate dai terapisti per determinare la natura del paziente e su quale squilibrio dovrà lavorare. Per determinarle, il terapista farà domande sulla famiglia e la cerchia di persone che frequenta il paziente. Farà domande sul suo percorso, la sua storia, sui suoi genitori e sui suoi nonni. Esaminerà anche i parametri dell'ambiente, del lavoro, della vita sociale, del clima nel quale evolve il paziente. Ciò permette di dare il giusto peso ad ogni fattore e di carpirne la vera natura dell'individuo (che avvolte può celarsi sotto falsi indizi, proiezioni o anche degli adattamenti indispensabili), ma anche di evitare interpretazioni frettolose e approssimative, di sorpassare gli elementi più evidenti, che possono essere caratteristiche sviluppate dalla persona stessa per potersi adattare al proprio ambiente, al suo background sociale, ma che non corrispondono necessariamente alla sua reale natura.


I sette dhatu ovvero tessuti

    Letteralmente, in sanscrito, dhatu significa "sostenere" o "nutrire". Un'altra traduzione potrebbe essere "tessere". I sette dhatu sono : 

  • Rasa, la linfa nutriente
  • Rakta, il sangue
  • Mamsa, i muscoli
  • Meda, il grasso
  • Asthi, le ossa
  • Majja, il midollo
  • Shukra, la semenza o il tessuto riproduttivo.
    I dhatu sono i costituenti che sostengono la struttura del corpo fisico. Vengono spesso identificati come i tessuti, il sangue, i muscoli, le ossa, ma il confronto è incompleto. Perché se riteniamo il significato di "nutrimento", precisando che non si riferisce soltanto al nutrimento materiale, l'alimentazione, ma anche il nutrimento emotivo, mentale, spirituale, ciò che vediamo, sentiamo, ascoltiamo... I dhatu costruiscono il corpo fisico, sostengono la mente, le emozioni, e quindi l'essere umano in tutte le sue dimensioni.

    Secondo l'Ayurveda, i dhatu devono essere forti, armonizzati, nelle giuste proporzioni per permetterci di conservare una buona salute. Come per i parametri di una formula sanguigna, possono variare un po', ma entro certi limiti precisi.


La funzione di ogni dhatu

    Dopo aver digerito il cibo, avviene la separazione tra tutto ciò che è buono (assimilabile) per il corpo e che si trasformerà in rasa, et quel che non è necessario, i residui, o mala. I residui, man mano che si accumulano si trasformano in tossine, o ama.

    I sette dhatu sono interdipendenti tra loro, ragion per cui è necessario che siano tutti equilibrati. Un processo di trasformazione da uno all'altro permette ad ogni dhatu di nutrire il seguente. Questo processo genera dei prodotti di scarto specifici ad ogni dhatu.

  • Rasa, linfa nutriente, è il prodotto grezzo, il materiale di base per preparare Rakta (il sangue) - dona la soddisfazione.
  • Rakta, il sangue, ci mantiene in vita, purifica il colore della pelle, prepara l'energia dei muscoli (mamsa) e li nutre. Il sangue è considerato come fluido vitale primordiale come supporto nutriente.
  • Mamsa (muscoli) è all'origine della crescita del corpo, dona forza, genera Meda (il grasso). Mamsa riguarda i muscoli lisci, i muscoli striati e il muscolo cardiaco.
  • Meda permette di ricoprire lo scheletro di lipidi e di muscoli per donare la forma e la bellezza del corpo. I lipidi attribuiscono la loro struttura oleosa alla pelle e gli conferiscono lucentezza. All'interno, i lipidi forniscono flessibilità alle articolazioni. Il prodotto di scarto di meda è il sudore. Meda nutre ashti (le ossa).
  • Ashti permette di costruire la struttura del corpo, è la sua forma solida. I suoi prodotti di scarto sono i capelli, le unghie, i peli. Ashti genera majja (il midollo osseo).
  • Majja si trova al centro delle ossa, dona affetto e amore, prepara shukra. I prodotti di scarto di majja sono il muco, la pelle, le feci.
  • Shukra è ciò che crea l'affettività e l'attrazione. Aiuta nel processo di riproduzione. Shukra si sviluppa sotto una forma potenziale nel feto, ma si manifesta solo più tardi a partire dall'adolescenza. Shukra è l'essenza stessa di rasa, come la pappa reale sarebbe, per analogia, l'essenza estratta dai fiori, dal polline e dal miele.

    Ricordiamoci, miei cari lettori, che in Ayurveda è importante non attaccarsi al primo significato della parola, ma comprendere questi concetti in modo più vasto, con equivalenze e tutto ciò che una data parola può evocare. Per esempio, rasa, la linfa nutriente, non è ne il plasma, ne la linfa, ne il contenuto dello stomaco, è l'energia nutriente in senso largo. Nello stesso modo rakta, non è soltanto il sangue, ma tutto ciò che è liquido e che nutre il corpo. Ashti non si riferisce soltanto alle ossa, ma a tutto ciò che è solido nel corpo.


Il concetto di ojas   

    Alla fine della catena di trasformazione dei dhatu viene prodotto ojas.

    La parola ojas in sanscrito significa "luce". 

    Quando il processo di trasformazione dei sette dhatu arriva a fine ciclo, l'essenza rimanente da shukra - se esiste - si trasforma in ojas. È ojas, legatato alla nozione di immunità, che impedisce la degenerazione del corpo e della mente.

    Ojas circola ovunque nel corpo, come una luce percettibile ma sottile, come un aurea. Allo stato puro, ojas si presenta di colore bianco o dorato. È ancora ojas a donare la propria personalità ad ogni essere umano. 

    Capiamo quindi l'importanza, per una buona salute globale, di garantire che tutto il processo di trasformazione dei dhatu avvenga nel migliore dei modi.


I tredici Agni ovvero Fuochi

    Agni si riferisce al Fuoco e al suo potere di vita e di trasformazione. Per l'Ayurveda è Agni che mantiene la temperatura corporea. Ed è sempre lui che permette leggere variazioni che siano a rialzo, in caso d'infezioni batteriche o virali (la febbre è quindi un modo di reagire del corpo per eliminare un intruso), o a ribasso per certe parti del corpo (genitali).

    Per analogia  con ciò che vediamo del fuoco, le fiamme vive che riscaldano e rallegrano, Agni gestisce anche gli stati emotivi di entusiasmo o di depressione, a seconda che funzioni correttamente o che sia in deficit.  Il fuoco gestisce anche l'amore.

    Al fuoco sono anche associati i concetti di forza, di potere, di salute e di longevità. Questa energia è necessaria al buon funzionamento di tutte le attività vitali dell'essere umano. Se si indebolisce, la malattia si installa, potendo addirittura arrivare fino al decesso. È di nuovo Agni che dona la vita e la gioia di vivere.

    L'Ayurveda definisce tredici Agni. Il più importante e potente è jatharagni, il fuoco digestivo. È colui che ci permette di digerire ciò che mangiamo. Può così simboleggiare il metabolismo digestivo. Questa immagine sembra la più facile da comprendere, ma sul piano emozionale, Agni permette anche di "digerire" le informazioni : una parola sgradevole che "ci è rimasta sullo stomaco", una situazione che non abbiamo "digerito"... 

    Se il nostro Fuoco digestivo è potente, potremmo digerire al meglio le informazioni parassitarie e sgradevoli, il cibo un po' pesante per il nostro stomaco e i nostri sentimenti ! 

    Il Fuoco digestivo diminuisce, tra l'altro, se l'alimentazione è inappropriata, di cattiva qualità, assorbita quando non abbiamo lo stimolo della fame, se mangiamo troppo o non abbastanza, se viviamo emozioni che ci destabilizzano...

    Ci sono poi i cinque fuochi associati ai cinque Elementi :

  • Agni dell'Etere,
  • Agni dell'Aria,
  • Agni del Fuoco,
  • Agni dell'Acqua,
  • Agni della Terra.

    Poi i sette fuochi associati ai sette dhatu, che ne permettono la trasformazione nel dhatu seguente :

  • Agni di Rasa,
  • Agni di Rakta,
  • Agni di Mamsa,
  • Agni di Meda,
  • Agni di Ashti,
  • Agni di Majja,
  • Agni di Shukra.

       In Ayurveda si parla generalmente di una buona salute quando i dosha sono equilibrati. Ma a volte basta stimolare semplicemente il Fuoco digestivo per riportare rapidamente l'equilibrio perduto. Un buon rimedio Ayurvedico utilizza molto il concetto di Agni.

    Per stimolare Agni, il digiuno è un approccio possibile (con tutte le prudenze necessarie a questa pratica, ovviamente). Spesso l'organismo è in sovraccarico, come un fuoco nel camino che abbiamo caricato di ceppi troppo grossi. Le fiamme ne sono soffocate. Il digiuno, eliminando il sovraccarico, permette al fuoco di riprendersi. Le tecniche di panchakarma (purghe...) si possono paragonare al lavoro dello spazzacamino, facilitando la circolazione e il regolare svolgimento del processo metabolico.

    Agni, nella sua dimensione Fuoco dell'entusiasmo, del coraggio, della volontà può anche essere associato ai processi di guarigione. Agendo come una fiamma interiore che sale verso l'alto, capace di controbilanciare depressioni, negatività, paure, etc...

    Possiamo quindi considerare che un Fuoco che funziona adeguatamente saprà gestire l'informazione:

  • nei processi metabolici,
  • partecipare allo smistamento tra ciò che è buono per l'organismo e ciò che non lo è.


I tre mala ovvero l'eliminazione

    Mala significa "residuo" o qualche cosa da eliminare. Comprende tutto ciò che non è utile al nostro corpo in un dato momento. Mala ha una componente molto fisica, ma anche un aspetto più sottile. Una parolaccia che tratteniamo nella nostra memoria e che ci "avvelena" è anche mala

I tre mala principali sono :

  • Purisha, le feci,
  • Mutra, l'urina e 
  • Swedana, il sudore.

    Una volta il cibo digerito, tutto ciò che è necessario al corpo in quel preciso momento, viene assorbito. Il restante, è eliminato. La maggior parte di questa eliminazione è effettuata da purisha. L'eccesso di acqua nel corpo è eliminato dall'urina. Porta via con se gli scarti metabolici, filtrati dai reni. Il sudore invece aiuta a regolare la temperatura corporea, influendo sulla produzione di urina. Infatti, in inverno, il corpo suda di meno e la produzione d'urina è maggiore, mentre in estate, il corpo sudando di più, la produzione di urina è nettamente diminuita. Swedana ha, inoltre, una funzione di mantenimento del sistema peloso del corpo.


I vega, ovvero i bisogni fisici

    I vega fisici sono i tredici bisogni naturali che si deve evitare di reprimere, pena l'accumulo di tossine nel corpo. E sono :

  • la voglia di starnutire,
  • tossire,
  • urinare,
  • defecare,
  • ingoiare,
  • sbadigliare,
  • dormire,
  • piangere,
  • eliminare i gas intestinali,
  • ruttare,
  • vomitare,
  • eiaculare,
  • ansimare.


I cinque kosha, ovvero i cinque corpi energetici

    L'Ayurveda afferma che l'essere umano è composto da cinque corpi energetici, o Kosha, e che non si limita ad essere semplicemente un essere fisico costituito di pelle, muscoli, grasso, ossa e organi. Tema che abbiamo già accennato in filigrana attraverso i diversi concetti dell'Ayurveda abbordati fin qui. In questo modo, l'uomo possiede : 

  • un corpo fisico sottile in cui circolano delle energie, delle correnti, 
  • un corpo affettivo - o corpo delle energie vitali - 
  • un corpo mentale (manas) e
  • un corpo psichico o spirituale (l'anima).
    I cinque involucri, o cinque corpi energetici invece sono :

  • Annamaya kosha, l'involucro fisico, il corpo fisico sottile, 
  • Pranamaya kosha, il corpo vitale o corpo bioenergetico, che si nutre di prana,
  • Manomaya kosha, l'involucro mentale,
  • Vijnanamaya kosha, l'involucro della conoscenza intuitiva,
  • Anandamaya kosha, l'involucro della beatitudine, della gioia eterna e immensa.


Il corpo fisico 

    Potrebbe sembrare superfluo parlarne... Si tratta qui di ciò che possiamo toccare, ciò che vediamo del nostro corpo, la sua anatomia, i suoi organi. Notiamo, tuttavia, che per l'Ayurveda, il corpo fisico comprende il corpo fisico sottile, i circuiti e centri energetici (i Nadi che potremmo assimilare al concetto di meridiani o i chakra, i plessi energetici). 


Il corpo affettivo o vitale

    L'equilibrio della vita affettiva è indispensabile all'uomo e alla sua salute. Il corpo affettivo o vitale è l'energia dell'entusiasmo, il dinamismo costruttivo, il potere, la bellezza, la creatività, l'amore, etc... È un'energia che, in relazione con il nostro ideale, ci permette di progredire e evolverci. È sempre questa energia vitale che plasma il carattere e la personalità. Quando il corpo affettivo è in "buona salute", l'energia di guarigione, l'energia della vita, l'energia del compimento, l'energia della gioia vengono mobilitate e sostengono qualsiasi cosa decidiamo di intraprendere. Allo stesso tempo, questa energia vitale può essere paragonata a un tiranno dispotico, esigente, che non vuole essere diretto, ne dalla mente o l'intelletto, ne dalla ragione o il pensiero, ne dal corpo, stabilendo le sue proprie regole. Non appena è deluso tenta di depistarci a qualsiasi livello.

    Questo corpo affettivo, o vitale, dipende dall'Elemento Acqua. E proprio come l'acqua, può o espandersi, scorrere verso il livello più basso, o fuoriuscire come una cascata. In questo modo, una persona dominata da un corpo vitale poco equilibrato si sentirà debole, gli mancherà l'entusiasmo. Ma se il corpo affettivo è equilibrato, sarà carica di vitalità, freschezza e gioia di vivere, in continuo movimento.

    Il corpo affettivo è anche legato ai cinque sensi (vista, udito, gusto, tatto, olfatto). Per l'Ayurveda, il benessere e la salute dei cinque sensi possono essere ottenuti soltanto attraverso una pedagogia particolare, che permette d'acquisire una disciplina personale, che sia allo stesso tempo rigida e morbida. 

    Questa pedagogia può declinarsi in tre assi principali :

  • In primo luogo, l'educazione del corpo affettivo deve cominciare con un'educazione generale dei sensi et del loro funzionamento, alla quale viene ad aggiungersi la cultura del discernimento e del senso estetico. Questo cammino condurrà a una salute psicologica, in cui il corpo affettivo sarà spontaneamente indotto alla ricerca della bellezza, dell'armonia, della semplicità e della purezza. Le attività artistiche, la musica e le arti in generale, doneranno la loro essenza e la loro forma a questa energia vitale del corpo affettivo.
  • Il secondo asse consiste a mantenere una relazione permanente con i cinque Elementi. In questo modo, qualsiasi attività che permette il contatto con la Terra - come scavare, rompere sassi, strappare le erbacce - calmerà e armonizzerà gli stravolgimenti interni e affettivi. L'acqua viva, che scorre, che zampilla, ha una buona influenza sul nostro stato mentale, rigenera il corpo portando via con se i pensieri e contrarietà quotidiane. In questo modo, possiamo calmarci facendo una doccia o un bagno al mare, o meglio ancora, camminando a piedi nudi nell'acqua viva di un ruscello. La presenza dell'Elemento Fuoco, sotto qualsiasi forma, influenza positivamente il corpo affettivo. In inverno, un camino acceso è un'ottima terapia, dato che le fiamma hanno la capacità di bruciare le vibrazioni negative e di emettere positroni. Se non abbiamo la fortuna di disporre di un camino, possiamo accontentarci di osservare la fiammella di una candela accesa, la luce del sole, la bellezza della natura, che sanno introdurre nel cuore un sole interiore in grado di  bruciare i pensieri negativi. I benefici dell'Elemento Aria vengono utilizzati soprattutto attraverso il respiro e il controllo del respiro profondo. Fare lunghe passeggiate all'aria pura permette un miglior controllo del corpo affettivo. I pensieri sono strettamente legati al nostro respiro. In questo modo i luoghi in cui l'aria è pura, lontani da qualsiasi inquinamento, sono in grado di ricaricarci... respiro dopo respiro. Possiamo anche provare a riportare l'armonia utilizzando l'Elemento Etere. Le vibrazioni del suono "OM" e dei canti sacri, bruciare dell'incenso, la presenza di un maestro spirituale o qualsiasi altro approccio spirituale, possono ricreare questo Elemento e toccare il corpo affettivo.
  • In fine, il terzo asse per riequilibrare il nostro corpo affettivo consiste semplicemente nel lasciar agire il tempo. Il tempo saprà guarire le delusioni, i fallimenti e i dolori. 

  


 Gli elementi sono associati ai cinque sensi: 

  • L'Etere è associato all'udito.
  • L'Aria al tatto,
  • il Fuoco alla vista,
  • l'Acqua al gusto,
  • la Terra all'olfatto.

    In questo modo, rimanere in contatto con gli Elementi e lasciando agire il tempo, sforzandoci di restare radicati terra, ci permette di ristabilire l'equilibrio perduto.


Il corpo mentale

    La nostra mente è la sede di molti pensieri più o meno utili, più o meno parassiti, che ci piacerebbe poter respingere per poter accedere alla calma interiore. Ma per arrivare a calmare la nostra mente, per imparare ad utilizzarla meglio, è importante conoscere la sua struttura sottile, la sua psicologia interiore e nascosta.

    La mente, manas, che possiamo descrivere attraverso i tre dosha Vata, Pitta, Kapha, possiede, altrettanto quanto il corpo fisico, tre Guna, ovvero qualità, che determinano la costituzione mentale

  • Satva, il principio di movimento, è la qualità dell'essere alla ricerca della purezza, della leggerezza, della conoscenza e dell'armonia.
  • Rajas, il principio di energia, è la qualità degli esseri straboccanti di energia, d'entusiasmo, di organizzazione, di forza e di vitalità. Sono esseri più facilmente guidati dai desideri, dalle pulsioni e dalla passione.
  • Tamas, il principio di stabilità, è la qualità delle persone che hanno tendenza al riposo, all'inerzia, all'inazione, all'ombrosità e all'ozio. Ma Tamas è anche l'energia allo stato potenziale. Questa energia tamasica è tuttavia necessaria. Questa forma d'inazione permette lo stato di sonno, il riposo, non solo per una spetto benefico ma anche per necessità di rigenerazione.
    
Ognuno di noi possiede una propria proporzione di Satva, di Rajas e di Tamas. L'importanza di ognuna di queste qualità varia da un'individuo a un'altro, a seconda dei momenti della giornata, altrettanto quanto Vata, Pitta o Kapha possono variare al livello del corpo fisico. Ognuna delle tre qualità Satva, Rajas e Tamas è importante, ma per sviluppare l'armonia e la perfezione, è preferibile vivere sempre meno dominati da Tamas e da Rajas, per favorire sempre di più Satva.

    Inoltre la mente è composta da quattro strati : 

  • il primo è il serbatoio delle impressioni, quello in cui immagazziniamo tutte le informazioni, senza nessuna selezione ne discernimento.
  • Nel secondo strato si effettua uno smistamento, un'organizzazione delle informazioni grezze -  pensieri e riflessioni.
  • Il terzo strato concerne la conoscenza intuitiva, senza riflessione, come una luce diretta.
  • Il quarto, il più alto livello, contiene concetti e idee che possono far evolvere il mondo - è la mente del genio.
    Questi quattro "stadi" esistono potenzialmente in ognuno di noi. Ma ciascuno di noi ne utilizza solo una piccolissima percentuale, essenzialmente nei primi due strati della mente.

    Grandi filosofi e saggi indiani propongono approcci per educare la mente, in particolare attraverso la meditazione. Soltanto lavorando in questa direzione la mente potrà aprirsi all'intuizione, accogliere influenze più nobili e più costruttive, comprendere la vita al di là della coscienza ordinaria e limitata, smettendo di lasciarsi portare dalla baraonda incessante dei suoi pensieri inutili.

    I vega emotivi

    Oltre ai Vega dei bisogni fisici, visti più su, esistono dei Vega emotivi che è necessario controllare per accedere alla fioritura (per citare un termine caro a Maura Gancitano, che apprezzo molto !), e sono:

  • la paura,
  • la collera,
  • la tristezza,
  • la gelosia,
  • l'avidità,
  • i desideri e
  • i dubbi.

    I vega emotivi sono generalmente legati allo squilibrio di un Agni. Se l'Ayurveda consiglia di lasciare i Vega fisici esprimersi naturalmente, suggerisce invece di lavorare sui Vega emotivi per tramutarli, canalizzarli con metodi appropriati come lo Yoga, il Pranayama (controllo del respiro), la meditazione, la dietetica, lo stare a contatto con la natura. Metodi che permettono di eliminarli con dolcezza, nelle giuste proporzioni, evitando le pressioni che possono essere pericolose per se stessi e per gli altri.

 

Il corpo spirituale o l'anima

    Il termine "anima" è quasi sistematicamente associato a dei concetti mistici o religiosi. Per l'Ayurveda, l'anima è la nostra vera realtà, la nostra coscienza, la nostra vera ragione d'essere, il vero IO o il vero SE. Nella tradizione indiana si fa la distinzione tra l'anima individuale, in costante evoluzione (Jiva atman) e l'anima universale o cosmica (Parma atman), che intrattiene un legame stretto con Anandamaya kosha, il quinto kosha, l'involucro di beatitudine e della gioia eterna.

 

   Coloro che sono poco sensibili alla nozione di anima come viene considerata dalle religioni possono tuttavia ammettere un approccio più filosofico, prossimo alla scoperta di se, alla scoperta essenziale della verità, una ricerca dell'assoluto.

    L'Ayurveda ci dice che quando l'anima, questo essere interiore o psichico, è risvegliato, la sua luce irradia verso l'esterno. In questo stato non ci sono più malattie, ne sofferenze, semplicemente la beatitudine, la coscienza allargata, l'esperienza indiscrittibile di una fusione totale con ciò che è più grande di noi, la perfezione, l'armonia, al di là di qualsiasi immaginazione possibile, un'esperienza di luce. 

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