La conquista della felicità - Bertrand Russell

Bertrand Russell... La conquista della felicità ! Un titolo che promette proprio bene !

"Questo è il libro che fa per me !" ho pensato. 

Non che mi sia mai mancata la gioia di vivere... ma come può capitare a chiunque, sono passata da momenti difficili in cui la mia visione è stata oscurata e deformata da pensieri negativi. 

Dopo quasi due anni di dolori, stanchezza cronica, di incomprensione e di malessere generale, è comprensibile... Pensieri cupi e tenebrosi hanno più volte attraversato la mia mente e qualche volta ci si sono pure comodamente installati, trasformando radicalmente la solare personalità che mi ha contraddistinto fino qui. 

Mentre si annaspa nel mare dello sconforto, certi libri con questo genere di titolo : La conquista della felicità,  non ci vengono nemmeno in mente di leggerli. Anzi, li rifuggiamo proprio ! Sono troppo ottimisti e comunque troveremmo di che ribattere ad ogni loro argomentazione positiva. 

Ciò nonostante penso che questo sia proprio IL LIBRO da leggere quando ci si sente giù di corda, quando la felicità ci sembra ormai irraggiungibile o una mera illusione. Questo è il libro che ci riporterà a riva, un passo alla volta, dandoci gli strumenti per restare a galla e imparare a nuotare nelle acque tumultuose della vita. Senza andare contro l'impertinenza della vita, ma assicurandoci un salvagente con cui attraversare qualsiasi tempesta. 

Ecco questo è uno di quei libri che ci possono accompagnare a sorridere di nuovo alla vita, riconnettendoci con la nostra forza di volontà, i nostri desideri profondi e le nostre passioni. 

Bertrand Russell ha scritto qui uno di quei libri da leggere in una primavera come questa, in cui tutto l'universo sembra spingerci a una rinascita e a rinnovare il nostro sì alla vita !

Così dopo aver finito di ascoltare Il potere curativo del digiuno di Raffaele e Michael Morelli di cui vi parlerò a breve, mi sono tuffata in questo meraviglioso saggio. 

Nella prima parte del suo saggio, Bertrand Russell analizza dettagliatamente le cause dell'infelicità

Nella società moderna di cui parla Russell... ma il discorso resta tremendamente immutato nel 2021, vige una competizione insaziabile tra simili, che porta l'essere umano a un'insoddisfazione perenne

La società del consumismo illudendo l'essere umano di poter raggiungere la felicità attraverso il possesso di beni materiali, in realtà lo allontana dalla sua meta proporzionalmente alla quantità di questi beni che possiede. Infatti per Bertrand Russell il denaro dopo una certa quantità non permette alla felicità di sbocciare, anzi ne preclude il naturale sviluppo.

Inoltre essere troppo concentrati su se stessi è un'altra causa di infelicità, capace di generare megalomania, narcisismo, manie di persecuzione e gelosia

Questi sentimenti, spesso sono il risultato di una precedente grande frustrazione che se non risolta portano quindi il narcisista ad avere come unico obiettivo nella vita quello di essere elogiato e di stare al centro dell'attenzione... in qualsiasi modo.

"Il megalomane differisce dal narcisista per il fatto che desidera di essere potente piuttosto che simpatico e cerca di essere temuto piuttosto che amato. A questo tipo appartengono molti dementi e la maggior parte dei grandi uomini della storia".

Altre cause dell'infelicità sono la noia, la fatica, l'eccitamento, e i sensi di colpa. Per ognuna di queste e quelle sopraelencate esiste una cura specifica e Bertrand Russell ci espone la sua idea al riguardo. 

La cura comune a tutte è certamente il riconnettersi con i ritmi lenti della natura, tornare a far parte integrante del tutto, sentendosi cittadini dell'universo.

"Ho visto un bambino di due anni, che non aveva mai lasciato Londra, in occasione della sua prima passeggiata in campagna. Era inverno e tutto intorno non vi era che fango e umidità. Per l'occhio dell'adulto non vi era nulla di piacevole, ma il bambino fu colto da una strana estasi; si inginocchiò sulla terra umida e nascose il viso nell'erba, emettendo inarticolate grida di delizia. Quella gioia che egli stava provando era primitiva, semplice e profonda. Il bisogno organico che in quel momento veniva soddisfatto è così profondo che colore nei quali è spento sono di rado completamente sani."

Bertrand Russell porta esempi, metafore e argomenti molto convincenti, e avvolte assai divertenti. Ci permette di entrare in profondità nella psicologia umana in modo semplice, senza mai usare paroloni o essere predante. 

Questa lettura così fluida rende comprensibile, a tutta la società, concetti che potrebbero risultare gnostici ai non addetti ai lavori. E questo è un'altro punto a favore per questo libro e per Bertrand Russell : un grande regale per tutta l'umanità !

"Perché la propaganda è tanto più efficace quando incita all'odio, di quando tenta di incitare a sentimenti d'amicizia? La ragione sta evidentemente nel fatto che il cuore umano, quale la civiltà moderna lo ha fatto, è più propenso all'odio che all'amicizia. Ed è propenso all'odio perché è insoddisfatto, perché nel profondo sente, forse anche inconsciamente, di aver perduto il senso della vita; sente che forse gli altri, ma non noi, si sono assicurati le belle cose che la natura offre per la gioia dell'uomo."

Se vi dovessi raccontare il pezzo che più mi è piaciuto sarebbe senz'altro quello in cui parla delle due macchine per elaborare la carne di maiale : la prima è felice di fare il suo lavoro che compie con entusiasmo e devozione, fabbrica deliziosi prosciutti, salami. Senza preoccuparsi di come e perché, semplicemente fa il suo lavoro, il lavoro per il quale esiste e che gli permette di rendere le persone felici mangiando deliziosi prosciutti da lei fabbricati. 

La seconda invece, è affascinata dal suo interno, dal suo meccanismo e decide di osservarsi, di conoscersi. Assorto nell'introspezione e nella profonda conoscenza del suo io, non fabbrica prosciutti, non elabora pezzi di maiale, resta inutilizzata, tanto che la meccanica piano piano si degrada, e lei inoltrandosi sempre più nel suo interno, in un discorso interiore solo con se stessa, vede di se solo ingranaggi separati e nemmeno più funzionanti, dimenticandosi dell'utilità principale e della sua funzione. 

"L'interesse per il proprio io (...) non spinge ad alcuna attività d carattere costruttivo. Può indurre a tenere un diario, a sottoporsi a un esame psicanalitico, o forse a farsi monaco. Ma il monaco non sarà felice fino a quando le occupazioni quotidiane del monastero non l'avranno reso dimenticato della sua anima. Quella felicità che egli attribuisce alla religione, avrebbe potuto raggiungerla anche diventando spazzino, purché fosse stato costretto a rimanere tale. La disciplina esteriore è la sola via che conduce alla felicità per quegli infelici, troppo dediti all'introspezione per poter essere curati in altro modo."

Finalmente, nella seconda parte, Bertrand Russell ribalta l'idea che si era insinuata nella prima parte del libro e cioè che la felicità è impossibile da raggiungere

Prima di tutto bisogna riconoscere che esistono diverse forme di felicità : semplice o fantasiosa, o animale e spirituale. 

Ci svela così, due modi per liberarci dall'infelicità e raggiungere la nostra meta, che si possono riassumere in uno : Meditare ! 

Il primo modo è quello di meditare sui propri pensieri. Tramite affermazioni positive, analizzando le proprie paure e sconfiggendole con pensieri razionali possiamo modificare la struttura stessa dei nostri pensieri e delle nostre abitudini. 

L'idea è di convincersi che qualsiasi cosa accada, va bene, non è la fine del mondo, non esistono tragedie troppo grandi (ovviamente escludendo gravi cui di salute) da non essere superate.

È un lavoro sull'inconscio che ognuno può fare da se o con l'aiuto di qualcuno.

Il secondo modo è quello di meditare su noi stessi per scoprire e individuare i nostri interessi profondi e le nostre passioni

"Il segreto della felicità è questo : fate in modo che i vostri interessi siano il più possibile numerosi e che le vostre reazioni alle cose e alle persone che vi interessano siano il più possibile cordiali anziché ostili."

Avere una passione o un interesse speciale ci può soccorrere e letteralmente salvare, nei momenti difficili della nostra vita. Ci aiutano a rimanere a galla e a distogliere il pensiero dallo sconforto. Le passioni danno nuovi obiettivi e allargano la prospettiva di pensiero e di visione delle situazioni. Coltivare interessi ci garantisce un porto sicuro, o per lo meno una zattera su cui riposarsi durante le tempeste naturali della vita. 

Perché non esistono vite piatte immerse in una continua serenità. Tutti siamo destinati a vivere momenti difficili prima o poi. Non importa quanto siano difficili, quando arrivino... quello che conta è essersi pronti a qualsiasi eventualità.

"Per sopportare bene le disgrazie quando avvengono, è saggio aver coltivato in momenti migliori una certa varietà di interessi, di modo che la mente possa trovare pronto qualche luogo indisturbato che le offra altre associazioni di idee ed altre emozioni, diverse da quelle che rendono difficilmente sopportabile il presente."

Senza sapere tutto questo, dopo essermi ripresa dallo shock iniziale della malattia che mi affliggeva, mi sono tuffata nelle attività che più mi facevano piacere. La creatività e la scrittura (che potrei anche mettere nello stesso sacco della creatività, ma qui ho voluto distinguerle), passioni nate nella mia infanzia e accantonate negli anni in favore dei doveri materni, lavorativi e domestici. 

Fondamentalmente sono loro che mi hanno sostenuta e tenuta a galla, permettendomi uno svago dai pensieri riguardo alla malattia e al malessere che stavo vivendo.

Anche lo Yoga e la meditazione, sono stati fondamentali.

Lo Yoga mi ha aiutata a riappropriarmi del mio corpo, ricominciare a muoverlo, sentendolo e accettando i suoi limiti e le sue esigenze che variavano di giorno in giorno. 

La meditazione mi ha permesso di riconoscere quando i pensieri negativi mi assalivano, o quando la paura mi impediva di avere una visione chiara della situazione. 

Queste due pratiche, spesso intrinseche l'una all'altra, mi hanno aiutata a distaccarmi dalla malattia, senza riconoscermi come essa : "io non sono la malattia". Sembra banale e invece non lo è. Questo apre la porta alle innumerevoli possibilità di riconoscersi come entità, come persona, con tutte le qualità che ci contraddistinguono e fanno di noi un essere unico e irripetibile. La malattia è solo uno scalino un poco più alto degli altri, uno scalino fra milioni che lungo la nostra vita ci troviamo davanti da gravire (scusate il francesismo... ma "salire" non rende la stessa idea!).

Per arrivare alla felicità non esiste una strada piatta, senza difficoltà e senza uno sforzo cosciente. La felicità la si conquista con un'impegno personale scaturito principalmente dalla forza di volontà. 

Questo è quello che rende questa conquista meravigliosa... perché è fondamentalmente accessibile a chiunque la voglia raggiungere. 

È facile senza essere semplice... Ma mai impossibile.

"Non credo che un pavone invidi la cosa di un altro pavone, poiché ogni pavone è persuaso d'avere la coda più bella del mondo. La conseguenza di ciò è che i pavoni sono uccelli pacifici."

4 commenti:

  1. bonjour, n est-il pas un livre trop difficile à accrocher et à comprendre lorsque l on souffre du lyme ? Merci pour votre réponse et comment allez-vous depuis votre cure de jeûne ?

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    1. Bonjour Gabriella, non justement, je trouve que c’est un livre qui redonne espoir et surtout donne les pistes à suivre, avec les instruments pour surmonter la « dépression » dans laquelle on se trouve lorsqu’on se confronte avec la maladie de lyme au quotidien. Et comme je suis convaincue que l’esprit n’est pas dissocié du corps et que l’un influence l’autre ça peut être un pas de plus vers l’état de santé!
      Je vais toujours très bien après la semaine de jeûne, merci beaucoup !
      Et force qu’on peut s’en sortir !!!! 😘

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    2. merci pour la réponse, avez-vous perdu beaucoup de poids pendant cette semaine de jeûne ? je fais un petit poids car avec la maladie j ai perdu déjà 5 kgs. J'aimerais m'engager car je crois que je patauge tellement que je n ai aucune autre solution. Le fait de manger quand même un peu dans la journée, même si ce sont des flocons d avoine, peut stabiliser la perte, bonne soirée à vous en famille

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    3. Non pas beaucoup, juste 1kg et demi, mais le Dc qui nous suivait nous a dit que c’était de l’eau qu’on récupère quand on reprend à manger normalement.
      Mais je vous déconseille d’entreprendre ce régime seule... il y a des décompensations et vaut mieux être suivis par un médecin.
      Je comprend votre désespoir mais vaut mieux rester prudents...

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