Samarkanda

Samarkanda
, tu che incarni il maschile e il femminile, il giorno e la notte, la giovinezza e l'anzianità, tu che sembri invocare tutti gli Dei dell'universo ! Non so ancora da dove vieni.

O Samarkanda, forte come una pietra, che ha visto formarsi il pianeta con il separarsi delle terre emerse, le eruzioni vulcaniche, lo sciogliersi dei ghiacciai, la formazione delle catene montuose.

Immutabile e impermanente come ogni cosa che in natura ci circonda, non ti pieghi davanti a nessuna legge dell'uomo. Il tuo orologio interno è sincronizzato sui ritmi e i cicli della natura. 
Tu che respiri al ritmo della terra, niente e nessun pensiero ti turba. 
Hai trasceso la natura umana, la mente pensante, per trovare l'unione con il Divino presente in ogni creatura, in ogni cosa.

Sei qui, con il tuo manto tagliato nel cielo stellato, le tue braccia aperte sembrano abbracciare tutto l'universo, così com'è, senza distinguere il bene dal male, perché tutto è esattamente come deve essere! Non v'è separazione, il sole e la luna nei tuoi palmi ne sono la prova. 
Tutto è uno.

Il passato e il futuro si congiungono nel presente. Ti sento sussurrare: 
"È libero solo colui che dimora nel presente, consapevole della fatalità della morte e dell'immutabilità del destino".
Che avvenga quel che deve avvenire, sento uno slancio partito dal mio cuore dire che con te al mio fianco non ho più paura di sparire, di tornare polvere di stelle.

Samarkanda, ho delineato i tuoi tratti con un pennello guidato da una mano che era mia solo in apparenza, solo per coloro che vedono la parte manifesta dell'essere. 
Qualcosa di più profondo ti ha dato forma e espressione. Non ero io. Di questo sono certa.

Il tuo nome, mi è arrivato come un evidenza dalla quale non potevo fuggire. A lungo ho cercato dove ho potuto sentirlo per poi donartelo, perché nulla può uscire da un essere se non è già presente al suo interno... Come la ghianda che conserva al suo interno la maestosa quercia, e si arrende al fatto che da essa non germoglierà mai un girasole, mi sono arresa, al tuo nome che era già lì per te.

Mi son dovuta arrendere e rimanere nell'accettazione che tutto non posso controllare, che nulla posso controllare, e ancor di più in questa creazione che mi aiuta a convivere con un male che esternamente non ha intaccato nulla della mia persona, un male che non traspare esteriormente seppur la sofferenza interna sia a giorni intollerabile, una sofferenza capace di piegarmi e lasciarmi in ginocchio davanti a tutto ciò che vorrei fare, davanti alla vita che vorrei vivere. 

Permanere nell'accettazione di ciò che è
... ma sì, è proprio quello che sembri comunicare, il tuo messaggio, di nuovo ci torno, e il cerchio si chiude. 
Non posso pensare la vita che vorrei, posso solo viverla istante dopo istante, così com'è, senza rimpianti, senza tutto quel carico emotivo di cui ci ingombriamo sognando una vita come vorremmo che fosse, una vita come nelle favole che ci raccontavano da bambini. 

Samarkanda abbracci l'universo e l'universo ti abbraccia. Seria, il tuo sguardo intenso dimostra il tuo completo abbandono nella volontà dell'Altissimo. 
Non hai paura di nulla, nemmeno della morte, ...vorrei essere come te. 

Questo desiderio mi catapulta nell'introspezione, osservando quel che alimenta le mie paure, il mio attaccamento alla vita.
Così scopro che quel che mi spaventa di più è la sofferenza. 
Vivere senza che esista un senso a tutto questo creare, mantenere, distruggere e ricominciare a nascere, vivere e morire. Che tutto esista per niente, senza un perché, senza uno scopo...

Dentro di me, scopro il bisogno di credere che tutto ha un senso, che tutto esista per una ragione, ho bisogno di credere in Dio, nell'universo, in qualcosa di più grande di noi che ci Ama incondizionatamente, e che accoglie ogni sfaccettatura della sua creazione, donando per Amore, il libero arbitrio a un essere così imperfetto e al tempo stesso animato da una luce che è un riflesso della luce stessa del Divino che è solo perfezione.

Dentro di me ...dentro di noi, possiamo tuffarci per cercare quella scintilla, quella fiammella che ci ricongiunge con il divino. Questo è il cammino che voglio intraprendere, questa è la porta che hai aperto O Samarkanda, fortezza del Divino. 
Umilmente mi inchino,
e ti ringrazio.

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