"Sono Kaya Skah Varu Wahkan, nata figlia di madre e di padre, sorella maggiore di sorella minore.
Oggi orfana di padre, madre e sorella.
Sola al mondo ho cercato una famiglia che si lasciasse Amare dal mio cuore colmo di nettare, desideroso di nutrire chi lo sa gustare. Senza ritegno, senza condizioni se non quella di tenere un posto per ne nel suo focolare.
Ma dietro l'abbandono vive una ferita che non volevo vedere, quella che rende insopportabile la carezza da parte di un cuore tenero che vuole bene per davvero. Quel bacio mi era troppo doloroso.
Sistematicamente lo rifiutavo.
Ci fu chi mi chiamava "Fiorellino" e cantava canzoni di menestrelli, dolcemente sussurrate all'orecchio, senza mai sfiorare il mio corpo, per non mancarmi di rispetto. Lo derisi e lo scacciai.
Ci fu chi mi prometteva di non lasciarmi mai, di vivere insieme avventure strabilianti, pronto all'ascolto e al confronto, voltandosi sempre per verificare che io c'ero, attento a darmi sempre un posto a sedere... fin tanto che, quell'Amore dal gusto di perfezione, ai miei occhi non si trasformò in una prigione Amara e fuggii dalla paura, dopo avergli presentato, su un vassoio d'argento, un'altro Amore da incoronare.
Ci fu anche chi mi Amò come una Principessa, dietro le mura di un castello mi baciava e in un favola mi immergeva con ogni sua carezza. Mi adulava e mi avrebbe difesa contro tutti, reclutando un intero esercito se ve ne fosse la necessità. Non potei trattenermi dal metterlo alla prova e mandarlo al macello. Ebbe solo il tempo di promettermi una cosa : "Sarai per sempre mia". Cadde come una profezia. Piansi lacrime vere quella notte. Perché il mio cuore riconobbe la preziosità e la rarità di quell'Amore puro e veritiero, capace di varcare i confini della morte pur di rendermi visita un'ultima volta. Un bacio casto sulla fronte. Ne sento ancora tutto il peso.
In questo modo, sono fuggita da tante braccia tese, pronte a donarmi l'Amore che mi è stato rubato, tolto per volontà Divine.
In quella disperazione non mi accorgevo che nella mia fuga mi avvicinavo sempre più alla trappola nella quale, oggi, mi trovo aggrovigliata."
Non rimpiangere il passato dolce Kaya Skah Varu Wahkan, quello che è stato è stato. Tutto è giusto e tutto ha un senso, anche se oggi non lo riconosci.
Possiamo solo imparare dal passato, dagli errori e da quel che ci è inadatto bene, per modellare il presente. L'unico ad esistere seppur in un battito di ciglia.
Ma continua il tuo racconto, e lascia qui il peso del tuo dolore.
"Il freddo della solitudine è pungente.
Sognavo un focolare con un'accoglienza calorosa e festosa. Un Natale eterno, in cui saremmo tutti riuniti attorno a un fuoco vigoroso che nessuno potrebbe mai estinguere.
Immaginavo i miei figli, con i loro cugini, i nonni e gli zii. Il quadretto della famiglia, in senso largo, ideale. Desideravo una vita colma di gioie e di feste. Me la meritavo, pensavo, dopo tutto avevo già vissuto e sofferto a sufficienza per tre vite intere.
Mi spettava di diritto !
Ed è così che non ho visto il tranello. Non mi sono accorta del sotterfugio, ed ho messo a tacere i richiami della pancia che mi avvisava.
Ho fatto un passo incerto ad occhi bendati, e ne ho fatti altri cento, nella stessa direzione, acquistando sempre più la fiducia che il futuro avrebbe potuto essere solo migliore.
Ma sono inciampata nell'illusione, senza riuscire a rialzarmi, mi sono trascinata a lungo, sperando di trovare una buca in cui infilarmi e trovare una ragione per essere lì.
Eppur ci credevo, con tutto il cuore.
Un uomo pronto ad amarmi, e una famiglia ad accogliermi. Erano lì, il quadretto perfetto. Tutto era perfetto... ma solo in apparenza. Come la casetta di Hänsel e Gretel, affamata d'Amore com'ero, bussai alla porta. Ignara di quel che celava la deliziosa baita, caddi nella trappola.
Lo Amavo, quanto l'ho Amato. Riponevo tutta la mia fiducia nel futuro, in lui. Era la rappresentazione della Verità e della Bontà d'animo in persona.
Lo Amavo più di quanto ho mai potuto amare me stessa
Tre splendide creature ci siamo concessi di procreare. Ma nessuna di loro mi ha concesso il permesso di entrare in quel focolare chiamato "Famiglia". Condannata a rimanere sull'uscio, non mi restava altro che guardare le scene di convivialità a cui tanto ambivo, dal buco della serratura.
Il freddo della solitudine, che ancor più di prima mi avvolgeva, mi faceva tremare come una foglia scossa dal Libeccio . L'orgoglio mi impediva di lacrimare, mentre il mio cuore infranto cadeva a pezzi ad ogni mio respiro. Così smisi di respirare, trattenendo il respiro quanto più mi era possibile. Fino a farmi svenire.
Neppure lui, l'Uomo che aveva promesso di sposarmi, non mosse mai un muscolo per farmi entrare. Una volta varcata quella porta non era più Padre, Compagno o Marito, ma soltanto Figlio, ed io tornavo orfana anche di Lui.
Non contavo più di una pulce nella sua gerarchia Patriarcale.
Ma già che ci siamo, parliamone di quell'abito bianco che come tutte ho sempre sognato di indossare, ma che sua Madre con una maledizione ben assestata, mi ha saputo negare. Parliamone dico io. Non è mai il momento dice Lui. Non è l'anno giusto o è l'anno sbagliato. Ma si sà, se si vuole si può, anche in piccolo, anche in pochi. Ma non sarebbe abbastanza, finché diventa davvero troppo. Sempre meglio non abbastanza che mai e poi mai per paura del troppo. Troppo o non abbastanza, ma che in porta pur che ci sia voglia. Se si vuole si può... ma forse è proprio la volontà che viene a mancare dopo un pò. E poi diventa tardi, perché ad aspettare il momento in cui il troppo presto, diventa adesso, si rischia di mancare la fermata e ritrovarsi in men che non si dica alla fermata troppo tardi.
Arrivati al capolinea, tutti devono scendere.
Ho aspettato a lungo a quella fermata, ancora speranzosa di poter riportare il tempo indietro, di poter allungare il tragitto ancora di qualche fermata... invano, Lui non mi ha mai raggiunta.
Non v'era una ragione a questa esclusione dal focolare famigliare.
Sono Donna. Sono straniera. Sono una mezzosangue. Non appartengo alla loro cultura... Tanti possono essere i muri dietro i quali ci si nasconde. Tanti quante le possibilità di scavalcarli e aprirsi all'altro permettendogli di presentarsi e farsi accettare. Non hanno scuse, non hanno nemmeno provato.
Non dico Amare... Accettare mi sarebbe bastato. Rispettare, mi avrebbe permesso di mettermi comoda. Chissà, col tempo avrebbero potuto imparare a volermi bene... Ma per iniziare, mi bastava che si lasciassero Amare, che mi permettessero di riversare tutto il mio Nettare d'Amore sulle loro persone.
Ci ho provato... eccome se ci ho provato. Probabilmente le mie ferite si scontravano con le loro. E la porta fu sprangata, a doppio giro sigillata.
Nemmeno un cane si lascia più sull'uscio.
È stando là fuori, esclusa senza concessioni e senza spiegazioni, soltanto per pregiudizio, che ho incontrato il Lupo, il Lupo Bianco ...il Sacro Lupo Bianco. Quello che ogni Donna alleva mansueto dentro di se. Mansueto perché conviene a tutti ...Tranne che a lei.
Non capita sempre che una Donna incroci lo sguardo del suo Lupo. Ma quando ciò avviene non è reversibile. Un imprinting che li renderà inseparabili, indissociabili. Non c'è passo che Lei faccia senza di lui. Il Lupo cammina nelle sue orme e Lei cammina nelle orme del Lupo, fino a che non si riconosca più che una sola orma, quella della Donna Lupa.
Non posso dimenticare l'intensità del fuoco nel suo sguardo che ha infiammato il mio. Prima d'allora i miei occhi imploravano... il perdono, la pietà, la clemenza... imploravano ! Oggi, il mio sguardo è mutato in quello della Guerriera, Feroce Imperatrice Turandot, pronta a tutto pur di difendere la propria integrità e il proprio onore di Donna !
I miei occhi hanno iniziato a vedere l'ingiustizia, il sopruso, l'inganno, la malavoglia, la malvagità, la meschinità, l'indolenza, il tacito accordo di colui che non vede per volontà di non vedere, di colui che non sente per volontà di non sentire e di colui che non capisce per volontà di negare l'evidenza.
Come destata da un sogno, i miei occhi si aprirono su una verità che io stessa mi negavo. Per non soffrire.
Giacevo ancora lì, a terra dopo essere inciampata... ma questa volta mi ero tolta la benda dagli occhi e invece di vedere attorno a me il nulla come pensavo che ci fosse, vidi che la stanza era piena dei loro volti che ridevano e sghignazzavano, complici dello stesso misfatto, senza osarne parlare, perché fin che non si nomina, non esiste.
Erano tutti lì, puntavano il dito nella mia direzione, grassi dalle loro risate e pieni del loro orgoglio. Nessuno ad aiutarmi, a tendermi una mano o un pertica per risollevarmi. Ma tutti pronti a calpestarmi e a bastonarmi appena accennavo a raddrizzarmi.
Anche Lui era lì. Lui che ho tanto Amato, tanto considerato. Impassibile, in silenzio. Non rideva, non mi calpestava, non mi aiutava, non cercava di remare nella mia direzione ma nemmeno di allontanarsi. Semplicemente era lì e aspettava che succedesse qualcosa. Qualsiasi cosa. Gli andava bene. Pur che non si trovasse con le spalle al mure obbligato a scegliere. In tal caso era sempre loro che prediligeva.
Forse anche lui soffriva, ma non lo dava da vedere. E io mi facevo martire per tutti e due. Per le nostre scelte e i suoi silenzi. Per l'Amore che ci univa. Quello tra due persone che non sanno Amare loro stessi e per questo si aspettano dall'altro tutto l'Amore e il riconoscimento di cui sono vuoti. Strappandosi e scaraventandosi a terra, alla disperata ricerca nello specchio del riflesso dell'altro, mentre appare solo il proprio, che non si vuol vedere.
Il mio cuore brucia di dolore, tutto il mio corpo è in fiamme.
Il rogo della mia sofferenza è troppo grande per essere spento con delle scuse pronunciate a mezza voce, e senza che queste modifichino la realtà. Io brucio e mi consumo e lui resta a guardare aspettando che qualcosa accada, terrorizzato dal suo potere. Rimane inerte.
Oggi ho indossato l'abito della sposa, della Donna Lupa colei che si è riconciliata con la sua immagine nello specchio. Colei che ha imparato ad Amarsi e Amandosi ha imparato che l'unica persona che gli potrà portare Sicurezza, Amore e Rispetto è lei stessa.
Oggi mi sposo con me stessa e il mio cuore sarà libero solo per colui che avrà il coraggio di affrontare lo sguardo del Lupo interiore, affrontando le proprie paure e ferite. Solo così potrà padroneggiare il fuoco che arde in me. Come Turandot, il mio Amore andrà solo a colui che non temerà la morte pur di raggiungere le corde sensibili del mio animo, poste al di là della porta ardente del mio cuore. Chi non sarà all'altezza verrà bruciato sul rogo del mio dolore.
A nessuno permetto più di ferirmi, a nessuno mendicherò mai più Amore. Nessuno avrà il coraggio di tradirmi. Nessuno... Nessuno... Nessuno !"
Non piangere Kaya Skah Varu Wahkan.
Ti accorgi tu stessa che per scappare da una prigione ti sei intrufolata in un altra gabbia.
È bene che tu abbia incontrato la tua Lupa interiore.
È bene che tu abbia acquisito la sua forza e il suo carattere combattivo.
Ma attenta ! La Lupa ti insegna a difenderti, non a barricarti dietro una maschera pronta a terrorizzare chiunque ti si avvicini. Non lasciare la sofferenza accompagnare la Lupa. Lascia il cuore libero dalla gabbia della paura. Fai che risplenda la tua forza, il tuo coraggio e lascia la porta aperta. Ora hai la capacità di difenderti non serve più che tu ti nasconda.
Liberati e risplendi !
Tu e la tua Lupa, insieme. Vedrai tornerai ad Amare il prossimo come te stessa, ora che sai Amare quella porzione di te che hanno tanto deriso, facendotene vergognare, invece di porci il balsamo delicato dell'Amore che tutte le ferite risana.
Avevi chiesto ascolto e ti è stato negato.
Avevi bisogno di una spalla su cui riposare e hai trovato meschinità.
Avevi urgenza di braccia tra cui sentirti al sicuro e ti hanno stretta fino a toglierti il fiato.
Avevi bisogno d'Amore sincero e incondizionato e hai trovato solo umiliazione e indifferenza.
Ma questa esperienza di vita non è l'unica possibile.
Tu hai il potere di cambiare il tuo presente.
Rinforza il tuo spirito, acquisisci fiducia nelle tue gesta e nei tuoi poteri.
Torna ogni giorno a incontrare la parte migliore di te e lasciala emergere sopra a tutte le altre.
Vedrai che la vita non aspetta altro che poterti sorridere.
Oggi che hai capito quali ferite ti allontanano da te stessa, le puoi risanare da sola, con tutto il nettare che sgorga dal tuo cuore. Non riservarlo unicamente agli altri. È una preziosa medicina che va razionata e donata soltanto a chi la sa apprezzare, se la sprechi con chiunque non ne rimarrà più per te. Se la usi solo per te, andrà piano piano a inaridirsi. Devi donarla con misura, ma non sprecarla.
Non temere, non sarai sola, d'ora in poi ci sono io, la tua Lupa, al tuo fianco. Ti aiuterò a capire dove e quando, quanto e come.
Non dovrai far altro che ascoltare la tua voce interiore, io sono lì. Io sono lei, la tua intuizione. Ci sono sempre stata e sempre ci sarò, con rispetto e devozione.
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