Morgaine nata dall'unione del Sommo Re con la Regina delle Fate, ha vissuto la sua infanzia sotto l'ombra protettrice e al tempo stesso opprimente, dei suoi genitori. Custodita come se fosse una perla preziosa, in un cofanetto d'argento, non conosceva molto della vita che scorreva avvolte lieve avvolte crudele, al di là delle mura del suo castello.
Si deve dire, a discolpa dei suoi genitori, che Morgaine era l'unica erede, l'unica sopravvissuta alle numerose gravidanze della Regina delle Fate. Pochi sono state le creature ad avere visto la luce. Tra questi, nessuno sopravvisse al di là dei 2 anni. Solo Morgaine, nata alla settima gravidanza ebbe il coraggio di restare e la prontezza di affrontare la vita che le era destinata.
Eppure anche lei si ammalò. Aveva solo sei settimane quando fu colpita dalla scarlattina. Piccola e leggera com'era, il medico guardò con rassegnazione la Regina delle Fate, che non aveva nemmeno più lacrime da versare, tante erano le vite spirate che aveva pianto. Ma non le negò nemmeno un oncia del suo amore. Se doveva morire, lei, la Regina delle Fate, l'avrebbe accompagnata fino all'ultimo.
Così se la tenne vicina sempre, ad ogni istante, perché ogni minuto con quella creatura era prezioso... Chissà, forse lassù nel limbo, avrebbe potuto mettere una buona parola in suo favore, per convincere la prossima anima venuta ad abitare il suo grembo, che lei, La Regina delle Fate, seppur sembrasse austera e rigida, celava sotto le sue vesti, un cuore tenero e caldo che non desiderava altro che riversare tutto l'Amore traboccante su un figlio da Vegliare e Coccolare.
Morgaine non beveva più il suo latte, e rifiutava anche quello della balia e dell'asina. Non sarebbe sopravvissuta a lungo senza cibo. Già non aveva più forze per piangere... le conservava per respirare, sorridere al viso triste della madre e per osservare ogni suo movimento, con il vivido interesse di una creatura che vuole conoscere tutto del mondo, consapevole del poco tempo che le restava.
Finché, all'ora del pasto della Regina delle Fate, una scintilla che illuminò lo sguardo di Morgaine, non passò in osservato agli occhi di sua madre. Non ebbe un istante di esitazione. La bambina voleva mangiare quel che aveva nel piatto : pesce delle Lande, patate bollite e fagiolini verdi saltati in padella con burro fresco.
Era troppo piccola per masticare ...Così la Regina delle Fate, prese una forchettata, la masticò, impregnandola della sua saliva e riducendola in una morbida purea, e la risputò su un cucchiaino d'argento che avvicinò cauta alla piccola Morgaine che senza farsi pregare, aprì grande la bocca e inghiottì la purea con un espressione di meraviglia e soddisfazione.
Le ancelle, incredule a quello che stava avvenendo, erano rimaste immobili ad osservare la scena, con un misto di orrore e sgomento, che però non riuscivano a soffocare la speranza che forse, poteva essere l'unica via di salvezza per quella creaturina.
La Regina delle Fate non si fermò e continuò a nutrire la sua cucciola in quel modo. Conscia che era presto, troppo presto per lo svezzamento. Che una tale pratica avrebbe fatto inorridire i puritani. Ma qui si trattava della vita o della morte di sua figlia, e il suo cuore non era del tutto rassegnato a perdere anche lei, la sua piccola Morgaine.
Aveva deciso di seguire il suo intuito e questo sembrava funzionare, il resto non importava.
Il sollievo sul viso di tutti i presenti scese lieve ad ogni boccone che la piccola inghiottiva. La piccola si saziò soltanto quando ebbe mangiato la metà del piatto della madre. Dopodiché ché si addormentò pacifica e il ventre pieno. I pasti seguenti furono composti di verdure freschissime, bollite e ridotte in purea nel frantoio. Un po' di latte di asina e mele cotte. Rapidamente la scintilla vitale riprese a splendere sul suo volto. Il medico di corte non volle credere ai suoi occhi, il parroco chiamò al miracolo. La Regina delle Fate sapeva che era tutto merito della forza di volontà di Morgaine e di quel pizzico di magica fortuna che avvolte si manifesta quando meno ce lo aspettiamo.
Una cosa è certa, Morgaine fu salvata dalla sua curiosità e dall'intuizione di sua madre, la Regina delle Fate.Chissà, forse la sua anima ebbe pietà del cuore infranto dai troppi lutti, che le diede la luce, e decise di tornare sui suoi passi e di restare... per Amor suo. O forse tra le tenebre, stipulò un patto con il guardiano delle anime, per ridurre le sue sofferenze in questa incarnazione... Non lo sapremo mai, l'unica cosa che possiamo affermare è che Morgaine, decise di restare ed essere la Figlia del Sommo Re e della Regina delle Fate.
Quindi, come vi dicevo prima... Morgaine non conosceva nulla del mondo che esisteva al di là delle mura. Fu allevata nell'Amore e la Gioia, non dovette affrontare dolori o lutti per tutta la sua infanzia, la vita scorreva come un fiume d'oro, in una verde prateria di smeraldi. Sua madre le era molto legata, e passava la maggior parte del suo tempo con lei, come se le fosse rimasto il timore che poteva perderla in qualsiasi momento.
Era una bambina gioiosa e Amorevole, aveva ereditato le migliori doti da entrambi i suoi genitori. Ben che fosse figlia unica e adulata dai suoi genitori, era rispettosa e dotata di una grande empatia verso tutti gli esseri che componevano il suo mondo.
Aveva una mente vispa e intuitiva. Riusciva con brio in qualsiasi cosa intraprendesse, pur che fosse lei a sceglierla. Non le si poteva imporre nulla, ne con la forza ne con l'inganno... era troppo sensibile all'ipocrisia e alla falsità.
Alle lunghe lezioni di aritmetica, preferiva il sofisticato mondo interiore che si era costruita. Vagava con la mente per le vie del mondo, raccontandosi storie e inventandosi avventure da vivere. Era il suo modo di sfuggire alla noia della routine, alle sensazioni sgradevoli, quando per esempio doveva fare per forza qualcosa che non aveva voglia. Era in grado di trasformare la realtà in un mondo meraviglioso, in cui lei era la protagonista di storie entusiasmanti.
La sera era tutta felice di raccontarle a suo padre il Sommo Re, che la ascoltava con pazienza e ammirazione per quella mente così creativa. Celando abilmente quella vena di preoccupazione per l'ingenuità che non dava cenno di svanire con la sua crescita. Infatti, il Sommo Re, era ben consapevole che un giorno o l'altro Morgaine avrebbe dovuto confrontarsi con il mondo reale, quello che c'era al di là delle mura, e che lo shock sarebbe stato inevitabile vista la purezza della sua anima e la sua ignoranza della realtà.
Ogni qualvolta che il Sommo Re faceva parte delle sue preoccupazioni alla Regina delle Fate, lei minimizzare il problema. In cuor suo era convinta che Morgaine avrebbe trovato un degno marito, e che avrebbero continuato a vivere sereni e tranquilli tra quelle mura, per sempre, senza mai sentire il bisogno di varcarne i confini.
Ma sappiamo tutti, che nulla dura per sempre, che anche il più bello dei sogni è votato a svanire con l'aurora.
I sogni di tutti furono infranti senza che nessuno ne avvertisse il presagio. Nei giorni che precedettero il suo diciottesimo compleanno, il Sommo Re per primo e la Regina delle Fate nei giorni seguenti, furono colpiti dal mal sottile.
Reclusi nelle loro camere, Morgaine ne era stata allontanata, per paura che potesse esserne contagiata anche lei. Delle severe sentinelle montavano la guardia davanti alle porte delle loro stanze, lasciando entrare solo i medici e le ancelle per portar loro cibo, acqua e rianimare il fuoco nel camino.
Morgaine sprofondò presto nella tristezza, lo sconforto e il dolore. Ma si rese presto conto che non poteva far altro che pregare per la loro salvezza, implorando i Santi Cristiani di suo padre, e le Divinità benevoli di sua madre.
Le sue giornate si dividevano tra la cappella del castello dove pregava in ginocchio al lume di candela, spargendo incenso e l'altare degli antenati che sua madre aveva fatto allestire, dove disegnava simboli magici con rami, ghiande e sassi, sotto la grande quercia che aveva visto nascere e morire i suoi antenati elfi, druidi e fate.
Conosceva entrambi i riti, e li onorava in ugual modo, senza prediligerne alcuno.Passarono i giorni, e il cielo si incupì, come volesse preannunciare l'inevitabile disgrazia.
"Che ne sarà di Morgaine ?" pensava il Sommo Re, suo padre, sul suo letto di morte. "Non sono stato in grado di trovarle un marito... tutto è perduto, senza di noi dovrà affrontare da sola il mondo crudele dal quale l'abbiamo sempre salvaguardata... forse egoisticamente più che benevolmente! Ohh vita infame che mi abbandoni così senza avvisare!".
Non trovava pace da questi pensieri, e nel delirio della febbre degli ultimi giorni, piangeva, inorridito, e colmo di rimpianti.
Fu la Regina delle Fate ad andarsene per prima. Il suo cuore già indebolito dai numerosi parti senza vita, non resse all'agonia della febbre, e si spense come un lume che non ha più nulla da bruciare, lentamente con tutta la delicatezza degna di una Regina e di tutte le Fate. L'ancella che le sedeva accanto in quell'istante poté scorgere la scintilla di vita, spegnersi sul suo volto come un velo che scivola dai piedi ritraendosi fino a uscire da sopra la testa, lasciando il corpo inerte, privo del suo prezioso contenuto : l'Anima.
Non fecero in tempo a terminare i rituali funebri della Regina delle Fate, che fu il turno del Sommo Re, di lasciare irrimediabilmente orfana Morgaine.
Fu straziante per Morgaine, che in vita sua, non si era ancora mai confrontata con il lutto o con qualsiasi altro dolore. Passò giornate intere a letto, piangendo e disperandosi. Le ancelle venivano per cercar di calmarla, lavarla, vestirla, pettinarla... ad un certo punto dovettero persino imboccarla, per paura che si lasciasse morir di fame.
I giorni passavano, le settimane volavano, due mesi erano trascorsi e nulla era cambiato. Non si vedeva una ben che minima evoluzione nella gestione del lutto. Il dolore sembrava senza fine.
Eppure, anche per il più grande dei dolori, le lacrime del mondo non sono mai infinite.Un mattino, si svegliò dopo un'ennesima notte passata a piangere e disperarsi, senza più lacrime... con la netta sensazione di aver esaurito tutto il suo dolore.
Scese scalza dal letto. Quando i piedi toccarono il pavimento freddo, ebbe un brivido che le percorse tutto il corpo dai piedi fino alla testa. Ebbe per la prima volta da quando i suoi genitori erano deceduti, la sensazione di avere un corpo.
Si avvicinò alla finestra, la aprì e spalancò le persiane, sporgendosi leggermente sul davanzale. Una brezza leggera le accarezzo i capelli, facendola fremere di piacere, reclinò leggermente la testa indietro, chiuse gli occhi e assaporò la freschezza del mattino, che non aveva incontrato in quei mesi di sconforto, passati chiusa in camera sua.
Davanti a lei, si stendeva il solito panorama che era abituata a vedere da quando aveva ereditato quella camera, all'età di 3 anni. Era l'unico punto della dimora, dal quale si riusciva a scorgere il mondo oltre le mura. Oltre la parete di pietre grigie, ricoperte da un morbido muschio il colore variava con le stagioni, si stendeva una folta vegetazione verde : era il Bosco Incantato, quello delle favole che sua madre le raccontava quand'era piccola e nel quale, la sera, poteva ammirare risplendere milioni di lucciole che sguazzavano in ogni dove, rendendo la sommità degli alberi scintillante e intrisa di magia. La mattina invece, da quel bosco saliva il gioioso canto degli uccelli, che la invitavano ad abbandonare il sogno che stava vivendo, per ammirare dietro le colline al di là del bosco, il sorgere del sole.
Quella mattina, il sole era già sorto, ma il cielo era ancora tinto di rosa e arancio, come se volesse aiutarla a scaldarsi il cuore. Morgaine si stupì di quella vista, che seppur conosceva bene, le sembrò di vederla per la prima volta. I colori del cielo, del verde fogliame, dei prati in lontananza, erano più brillanti che mai; gli odori di muschio e di rugiada più intensi e soavi del solito; mentre i canti degli uccelli e il fruscio delle foglie nel vento le sembrarono più armoniosi di sempre.
Il mondo che la circondava aveva assunto una nuova intensità, capace di risvegliare la sua scintilla di vita, farle ritrovare la speranza e la voglia di vivere.
Morgaine sentì nel suo animo che qualcosa era cambiato. Una rivoluzione aveva fatto spazio nel suo cuore e nella sua mente. Sentì l'importanza di rispettare il prezioso dono della Vita. Pensò ai suoi genitori, gli occhi si riempirono nuovamente di lacrime, e il cuore le sembrò stesse per scoppiare nuovamente nel petto. Ma prima di lasciarsi ricadere nello sconforto, prese un profondo inspiro, seguito da un lento e lungo espiro. Iniziò a respirare lentamente e consapevolmente, lì davanti alla finestra aperta su quella vastità che celava ancora tutti i suoi segreti per lei. Sentì germogliare il seme della curiosità e la voglia di incontrare quel meraviglioso panorama, per conoscerlo davvero.
Fu in quel frangente, che sentì il calore di un abbraccio invisibile avvolgerla da dietro, come quello tenero che sua madre le dava quando la vedeva persa nelle sue fantasie. In un istante le sue narici furono invase dalla dolce essenza di fiori d'arancia, quella che portava la Regina delle Fate... si girò di scatto quasi con la convinzione che avrebbe potuto vederla... si sorprese di quel gesto assurdo, era consapevole che sua madre era morta... Eppure desiderava ancora così tanto vederla e averla accanto. Si rigirò in un misto di delusione e turbamento. Rialzando gli occhi sul Bosco Incantato, le sembrò di udire la melodiosa voce della Regina delle Fate che le sussurrava : "Ti amo figlia mia... vivi ! Ti sarò sempre vicina... nei ricordi i defunti hanno vita eterna... vivi e vivrò con te...".
Stupita, non riusciva a capire se la sua mente stava creando una fantasia per sfuggire la realtà, o se stava veramente sentendo la voce di sua madre che la esortava a vivere, dall'aldilà. Sentì le sue gambe tremolanti, si aggrappò al davanzale della finestra e riprese a respirare lentamente concentrandosi sul respiro, osservando i pensieri ma senza alimentarli. E di nuovo la voce di sua madre echeggiò, più forte di prima : "Vivi tesoro del mio cuore, vivi ! Non ti lascerò mai sola !"
Adesso ne era certa, non stava sognando e nemmeno divagando... stava vivendo un esperienza forte e inaspettata : sua madre era riuscita ad oltrepassare il velo che separa il mondo dei vivvi da quello dei morti per mandarle un messaggio di Speranza e d'Amore, esortandola a vivere uscendo dall'ombra dei suoi genitori.
Morgaine decise che da quel giorno in poi avrebbe preso in mano la sua vita, si sarebbe responsabilizzata... e che sarebbe andata ad incontrare il mondo là fuori, che ancora non conosceva, ma che la stava attirando a gran voce.
Sentì che era diventato un dovere per se stessa, in rispetto della propria vita e dei sacrifici di tutte le anime che l'avevano preceduta. In fondo lei era la figlia del Sommo Re e della Regina delle Fate. Nel suo sangue scorreva sangue Reale e sangue Fatato. Sentì la forza e il coraggio legati a quel pensiero, scorrerle nelle vene, rinvigorendola e raddrizzandole il capo. Si sentì investita da un'importante missione : Vivere !
Vivere in onore dei suoi genitori, di tutti i suoi antenati, e per tutte le anime che non sono riuscite ad incarnarsi nel grembo di sua madre... ma soprattutto, per se stessa !
La sua vita era importante e degna di essere vissuta. Se fino ad allora era rimasta prigioniera dell'affetto e dell'amore dei suoi genitori, vivendo per loro, adesso aveva la possibilità e la responsabilità di vivere per se stessa.
Diede ordini precisi di come amministrare il reame durante la sua assenza sia alle sue ancelle, ai suoi consiglieri che alle sue guardie. Si fece preparare il suo cavallo, Palomino, una borsa con dei viveri, un'otre e un po' di denaro, sufficiente per tirarsi fuori dai guai in caso di necessità, ma nemmeno troppi per non dare nell'occhio.
Stava per partire ad incontrare il mondo e si sentiva emozionata e agitata come se dovesse incontrare per la prima volta il Re di tutti i Re. Ma non si soffermò sulla paura e l'ansia, ben sì, si aggrappo alla piacevole sensazione di calore e forza che le dava il pensiero di quello che poteva scoprire e imparare là fuori.
Si dipinse il volto come di tradizione facevano le Fate, prima di partire per lunghi viaggi : con simboli di protezione e di pace che le avrebbero sempre permesso di ritrovare la strada di casa. Indossò il mantello purpureo, che suo padre le fece confezionare quando divenne una Donna all'età di 16 anni. Salì in groppa a Palomino e dopo aver salutato di un cenno di mano sicuro il personale che la osservava incerto se fosse la cosa giusta o meno, partì al galoppo alla scoperta del mondo.
Quando oltrepassò le mura sentì una sensazione fresca e scintillante, scenderle dalla nuca fino al bacino e risalirle tiepida dal bacino al petto. Era un misto di paura e soddisfazione, incertezza e coraggio, il tutto avvolto da un grande senso di libertà !
Per la prima volta si sentiva libera, libera di conoscere il mondo reale, senza più bisogno di fuggire con la fantasia alla noia e alla limitatezza degli orizzonti della sua dimora diventata una prigione dorata.
Morgaine aveva conquistato la sua libertà, la sua vita, senza l'aiuto di nessuno, facendo capo alla sua unica forza di volontà e alla sua tenacia. Avrebbe potuto continuare a vivere tra le mura della sua dimora, nella semplicità e la comodità della vita che conosceva sin da quando era nata. Non avrebbe mai conosciuto sentimenti come quelli della paura, dell'incertezza, del coraggio...
Ma, Morgaine scelse di vivere piuttosto che di sopravvivere, e così conobbe la LIBERTÀ !
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