Lucilla era una ragazza gioiosa e solare. O almeno così sembrava.
Era facile fare amicizia con lei. Non diceva mai di NO!
Che fosse per timore della persona o per paura di non piacere, era accondiscendente con tutti.
Ancora oggi non si è capito se il suo bisogno d'affetto lo aveva ereditato da una storia famigliare particolare che si estendeva su varie generazioni, sempre donne... O se lo aveva ricamato lei stessa negli anni della sua giovane vita.
Sta di fatto che Lucilla nascondeva dietro il suo sorriso e il suo buon umore, un grande dolore.
La sensazione è simile a quando ci si sente gli occhi addosso entrando in una stanza, piena di gente ostile. Ci si sente piccoli piccoli. Pronti ad aggrapparsi al minimo cenno di sorriso o di semplice indifferenza.Anche solo mezzo sorriso, in questi casi può aprire un varco che permette di fare un passo fuori dalla melma nella quale siamo inciampati.
Questa posizione di incertezza, di perpetua insicurezza spiana la strada a chiunque voglia approfittarne. Chi per il semplice piacere di veder soffrire un'altro essere, chi per sentirsi meno solo nell'oceano dell'indifferenza, e chi se ne serve d'appoggio per salire nella ripida scala sociale.
Anche Lucilla si servì un paio di volte, di qualche testa galleggiante, ormai sul punto di colare a picco, per tirarsi un po' su, piuttosto che annegare inghiottita dal fango.Con un risultato sempre effimero purtroppo.
Non giudicatela. Al suo posto avreste fatto la stessa cosa.
Quel che la differenziava dalla maggior parte delle persone con cui gareggiava nel mare di palta delle relazioni umane, era il senso di colpa che la affliggeva dopo essersi servita di qualcuno.
Ed era proprio quel senso di colpa che le attanagliava le viscere, a riportarla e a trattenerla impantanata.
Altri, improntati alla scaltrezza, riuscivano a liberarsi definitivamente dell'odore della fanghiglia che li avrebbe resi riconoscibili in mezzo a chiunque. Ma Lucilla non era di quella pasta. Lei Amava profondamente l'altro più di se stessa.
Nonostante tutto, Lucilla adottò una tattica che, sebbene non le permetteva di liberarsi del tutto dal suo bisogno d'affetto e d'approvazione, le permetteva di scivolare leggera sulle cose.Era come una seconda pelle, impermeabile, dalla quale non lasciava passare nessuna emozione verso l'esterno e nessuno sguardo o commento venuto da fuori potevano penetrare tanto profondamente da ferirla.
Certo non era invincibile questa corazza. Gli sguardi provocavano piccoli intagli e le parole erano in grado di provocare ferite sanguinanti. Ma niente riusciva a penetrare in profondità.
Sorrideva, cantava, correva e saltava... sembrava gioire della vita e non destava il sospetto di nessuno tra quelli che non avevano bisogno dello sguardo dell'altro per esistere.
Ma questa maschera aveva il suo rovescio della medaglia. Non permetteva alla luce del sole di penetrare e toccare la sua anima.
Lucilla non se ne accorgeva, ma lo splendido fiore della sua anima, presente nel cuore di ogni essere vivente, stava poco a poco appassendo e con esso era lei a perdere vigore e speranza.
Le prime sensazioni, indizi di quel che stava avvenendo dentro di se erano confuse : stanchezza, irritabilità e un profondo senso di solitudine che la circondava come una coperta ghiacciata.La sensazione di solitudine si fece sempre più intensa man mano che cresceva il vuoto lasciato dal fiore dell'anima. E lentamente l'ansia si intrufolò allargando l'infinito spazio del cuore.
Entrò così nell'oscuro circolo vizioso in cui l'inquietudine dell'anima aumenta le distanze, e i limiti del cuore, diventando sempre più irraggiungibili accrescono l'angoscia e il sentimento di solitudine.
Passarono anni prima che il malessere divenne un'evidenza.
Il cuore di Lucilla non aveva più battiti regolari che le permettevano di tenere insieme la maschera della spensieratezza. E tutto d'un tratto Lucilla crollò !Il suo corpo irrigidito e freddo aveva perso la scintilla di vitalità.
Il suo cuore era svuotato da qualsiasi forza di volontà.
La sua mente annebbiata dal dolore e dalla disperazione che annegavano la sua anima.
Lucilla voleva morire. Non desiderava altro che sprofondare negli abissi più tetri. Laddove non giunge alcun raggio di luce. Scomparire dalla faccia della terra, nell'indifferenza più totale, così come le sembrava di aver vissuto.
Le cellule che ancora la tenevano in vita, erano prive di speranza. E in una notte senza luna decise di abbandonare la sua vita, lasciandosi cadere nella profondità del mare.Non aveva paura.
Era pronta ad accogliere qualsiasi cosa. Fiduciosa, che ovunque fosse atterrata, sarebbe stato sempre meglio della vita di fatica a dolore che aveva conosciuto in superficie.
Nessuno l'avrebbe cercata.
Nessuno avrebbe sentito la sua mancanza.
Non aveva niente da perdere.
Non aveva rimpianti.
Eppure, man mano che scendeva, lasciandosi cullare, si faceva strada in lei un emozione che ancora non riusciva a nominare.La sensazione che forse valeva la pena vivere. Forse.
La percezione che prima di cercare l'approvazione negli occhi degli altri, era lei stessa che doveva accordarsela in primis.
Il sentimento lieve di aver perso un'opportunità, quella di volersi bene.
Queste nuove idee prendevano sempre più spazio nel suo cuore.
Riempiendo il vuoto dell'angoscia.
La consapevolezza che era lei la prima persona a cui voler bene, diventava sempre più imponente e chiara.Questi pensieri scatenarono una vampata di calore, che riaccese la forza di volontà, risvegliò il coraggio di affrontare qualsiasi avversità e dissipò la nebbia mentale cancellando il dolore.
Il suo corpo reagiva.
La sua mente voleva esserci ancora.
Si sentì così trasportata da una forza più grande di se.
Uno slancio divino colmo di Amore incondizionato la riportò da prima a galla, e poi fino a riva.
Lucilla non dimenticò mai quella sensazione di essere portata nel palmo di una mano, così potente che avrebbe potuto stritolarla se avesse voluto.
Da quel giorno, il suo sguardo sul mondo cambiò, e con esso anche il mondo che la circondava sembrò cambiare atteggiamento nei suoi confronti.
Le porte le si aprirono con facilità. Sul suo cammino sbocciavano nuove opportunità, senza bisogno di calpestare nessun altro per poterle cogliere.
Non c'era più la necessità di proteggersi dietro una maschera. Poteva e sapeva esprimere il suo disappunto. Imparò a dire di No, e a non sentirsi rifiutata quando le veniva negato qualcosa.
Lucilla si sentiva finalmente considerata dalla forza d'Amore universale che tiene insieme ogni cosa. Non aveva più bisogno di cercare negli altri quello che ormai aveva saputo far germogliare nel suo cuore.
Lucilla fu salvata dall'Amore. Alcuni la chiamano fede...
Nessun commento:
Posta un commento