L'Anima scorre liquida e lucente nelle vene di ogni essere vivente di questa terra. Ognuno ha una sua propria lucentezza quando viene al mondo.
Questa luce preziosa ci accompagna tutta la vita, e determina il nostro destino.
Le anime pure, intese come innocenti, sono quelle più luminose. Quando nascono hanno già una luce particolare che li caratterizza. Le si riconoscono al primo colpo d'occhio.
Un'anima lucente non può essere corrotta da niente e da nessuno. Ha una sua propria integrità e un senso della giustizia molto alto.
Questi esseri sono più vicini a Dio nella loro natura, di qualsiasi altro. Forse è per questo che non sono in grado di far del male agli altri. I semi cattivi dell'invidia e dell'avidità non trovano terreno per germogliare.
Le altre anime nascono lucenti ma non splendenti. Crescendo è facile che perdano la loro lucentezza, fino a diventare cupi e tetri.Un'anima corrotta può recuperare la lucentezza perduta, fino ad arrivare allo splendore di un'anima pura. Per fare questo deve intraprendere un processo di purificazione più o meno lungo, a seconda del grado di corruzione e intossicazione dalla gramigna.
Questo percorso richiede tanta volontà, estrema costanza e consapevolezza in grandi dosi.
Pochi sono coloro che hanno intrapreso questo sentiero. E ancor meno sono quelli che sono riusciti a risplendere come anime pure. Ma nulla è impossibile e il cammin sarà lieve per coloro che sentono il cuor scaldarsi leggendo questa frase :
"Il libero arbitrio che ci lasciò il divino, non fu per affliggerci, ma la dimostrazione dell'amore supremo, quello incondizionato".
La storia che vi conterò oggi parla di una di queste anime splendenti che non sapeva di esserlo.
Sibilla, l'ultima nata di una famiglia numerosa, era soltanto un fuscello in mezzo a possenti querce. Non aveva spazio per esprimere se stessa. Gli altri le facevano ombra, non le davano spazio e le rubavano l'aria.
Perciò Sibilla cresceva lentamente, fragile e vulnerabile, in balia degli eventi. Non osava chiedere di più, sommersa dal sentimento di non essere importante, si accontentava di quel che le lasciavano.
Sibilla non conosceva la sua luce, non v'era nelle vicinanze una distesa d'acqua in cui rispecchiarsi. Ma se avesse potuto vedersi, non avrebbe dubitato del proprio valore e dell'importanza del suo posto nell'equilibrio del mondo.
Sibilla fortunatamente era un essere dotato di una certa dose di resilienza. Amava ascoltare la melodia del bosco, fatta di fruscii allegro ma non troppo, di scricchiolii adagio, silenzi e tonfi gravi, cinguettii vivaci... Da larghissimo a presto prestissimo. Il canto del mondo sembrava suonasse apposta per lei, una sinfonia nuova ogni giorno. In questo lei traeva la sua gioia di essere al mondo.
L'autore-compositore che amava di più tra tutti era il Signor Vento. Le sere che preferiva erano quelle in cui suonava un brano da solista, in alto lassù, sulle fronde dei giganti che la circondavano. Ascoltando in ammirazione, sognava quel giorno in cui avrebbe potuto assistere a un suo spettacolo in prima fila, lasciandosi cullare dal suo canto armonico.
Sibilla percepiva tutte queste manifestazioni di pura bellezza, come espressione dell'esistenza del Divino.
Grazie alla musica Sibilla conservava la speranza che un giorno anche lei avrebbe potuto respirare l'azzurro del cielo, ospitare la vita tra i suoi rami e finalmente fiorire donando i suoi frutti alla vastità del mondo.
Mentre era occupata a sopravvivere in quella giungla, persa nella melodia del bosco, Sibilla non si accorse di quel che stava accadendo nel sottosuolo.
Le sue radici, sentendo la fragilità esteriore, compensavano creando ramificazioni complesse e profonde. Più Sibilla veniva scossa dal vento e più le sue radici si ancoravano al terreno. Più le rubavano nutrimenti ai suoi piedi, più le sue radici si tuffavano in profondità.
Così facendo Sibilla diventava ogni giorno più forte, più stabile e saldamente ancorata a terra. Questa manifestazione è presente in ogni elemento che compone l'universo. Il Divino ci ha voluto così bene da creare un ordine perfetto, in cui ci sarebbe stato spazio per tutto e per tutti. Un ordine in cui tutto si compensa, si equilibra creando unità e coesione.
Estendendo così il loro territorio, le radici, arrivarono ad intrecciarsi con le radici di una ghianda che stava appena germogliando : Tamm.
Lui non era ancora emerso abbastanza dal suo guscio da poter vedere il sole. Era stato scosso da forti tremori che gli avevano raggelato l'anima. Aveva paura di quel che avrebbe trovato lassù. Quel che riusciva a percepire del mondo era pungente, freddo e ostile. Si stava rintanando nuovamente nel suo guscio preferendo rinunciare alla vita piuttosto che arrischiarsi a viverla.
Ma quando sentì il tocco delicato e gentile di quei tentacoli venuti fino a lui da così lontano, sentì il cuor riscaldarsi e la linfa scorrere più veloce. Si riaccese la fiamma della volontà che lo fece fremere di curiosità per quell'essere gentile che lo aveva abbracciato senza ferirlo.
Chi era ? Che aspetto aveva ? La speranza che tutto non fosse corruzione e decadimento, stava sbocciando dentro al suo cuore, rinvigorendolo. La luce che quelle radici emanavano, era simile alla sua. Sentì un forte trasporto impadronirsi del suo essere ancora in divenire. Decise quindi di rischiare di soffrire, pur d'incontrare l'essere che gli aveva voluto così tanto bene ancor prima di conoscerlo.
Risalì alla sorgente di quelle radici.
Quando si ritrovò ai suoi piedi, malgrado la paura che lo tratteneva, non ebbe altra scelta che emergere.
Conoscendo la sua ramificazione, e la sua forza interiore, non si aspettava di ritrovarsi davanti un ramoscello. Ne fu così sorpreso che decise di innalzarsi per poterle stare accanto ed aiutarla a crescere prosperosa.
Sibilla era persa nell'ascolto di una sinfonia in Re maggiore, tanto da non accorgersi di Tamm fin quando ormai non le stava davanti, eretto in tutta la sua maestà.
Fu molto sorpresa nel vederlo. All'inizio non seppe cosa dire ne cosa fare. Se lui voleva prendere il suo posto... era disposta a lasciarglielo seppur con un pizzico al cuor, perché ciò avrebbe segnato definitivamente la sa fine.
Sibilla si stava rannicchiando pronta ad appassire, quando il suo sguardo incrociò per un istante gli occhi limpidi di Tamm.
Nello specchio terso dell'anima di Tamm, Sibilla vide il suo proprio splendore. Riconobbe nello stesso istante il suo valore e l'amor proprio sbocciò. Tamm e Sibilla potevano vedere la loro propria luce e la luce dell'altro.
Tamm le fece capire subito che lui non era lì per toglierle nulla, bensì per diventare il suo alleato, al suo fianco per crescere insieme, liberi ognuno di esprimere la propria individualità, forti della loro unione.
È così che Tamm conobbe Sibilla, colei che lo salvò dalla perdizione. Ed è così che Sibilla conobbe Tamm, colui che le rivelò il proprio valore.
La loro unione diede vita a un meraviglioso albero secolare. Sulle fronde del quale, il Signor Vento veniva ogni sera suonare una sua soave melodia.
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